I medici sono ai ferri corti. Lo sciopero è a un passo. La Lorenzin difende i tagli col pretesto degli sprechi. Ma già oggi un italiano su due deve rinunciare alle cure

No. Non bastano le continue rassicurazioni del ministro Beatrice Lorenzin per provare soltanto a rassicurare medici e pazienti. Non basta ripetere come un disco rotto che il governo sta dando “gli strumenti per agire in modo più sereno”. D’altronde lo sappiamo: quando si tocca la sanità, non c’è zucchero che tenga, arzigogolio che regga. Davanti alla sanità, non è più concesso parlare senza dire nulla.

FRONTI ACCESI
Ed ecco, allora, che dopo la pubblicazione dell’elenco delle prestazioni sanitarie soggette a “indicazioni di appropriatezza prescrittiva”, ovvero i 208 esami e interventi specialistici che rischiano di diventare a pagamento, è ormai scontro aperto tra ministero della Salute e medici che, giorno dopo giorno, non nascondono la possibilità, via via sempre più concreta, di uno sciopero generale. I sindacati dei medici, d’altronde, hanno parlato chiaro in questi giorni dichiarandosi “nettamente contrari”. “È già in atto una mobilitazione che potrebbe portare anche a uno sciopero di tutto il mondo della sanità italiana – ha tuonato Costantino Troise, segretario dell’Anaao, il maggior sindacato dei medici dirigenti – Lo Stato si sostituisce al giudizio del professionista, assumendone le prerogative, a prescindere dal malato”. Sulla stessa linea anche altri sindacati, dalla Fp-Cgil alla Federazione dei medici di famiglia Fimmg, contrari sia all’ipotesi che i camici bianchi possano essere multati con sanzioni pecuniarie (se non rispettano i criteri per l‘erogabilità di esami e visite a carico del Servizio sanitario nazionale), sia a quella che si profila – spiegano – come una “vera e propria svalutazione del ruolo dei professionisti della Sanità”, ridotto – anche lui – a burocrate. Per ora il ministro Lorenzin continua a difendersi con la stessa litania: non è una caccia al medico, va ripetendo. Semplicemente, è un modo per tagliare “l’eccesso” (così l’ha chiamato) che vale ben 13 miliardi.

I COSTI OGGI
Insomma, l’allerta è alta. Soprattutto perchè la sanità già ha costi altissimi. Solo due giorni fa è stata l’associazione Altroconsumo a redigere un dossier sulla spesa medica. Il risultato è agghiacciante: quasi un italiano su due rinuncia a spese mediche necessarie per mancanza di soldi e questa percentuale è ancora maggiore (arriva a sei su dieci) nelle famiglie che hanno un reddito basso. Si rinuncia soprattutto alle cure odontoiatriche, alla riabilitazione fisica, alle cure ortopediche e oftalmiche e talvolta anche a cure urgenti. Si legge anocra nell’indagine: “Per curarci spendiamo sempre più soldi di tasca nostra: in media il 14% del reddito netto familiare. Come dire che in un anno spendiamo quasi 2mila euro a famiglia per cure sanitarie essenziali. E si sale a 2.400 euro se ci prendiamo cura di un malato cronico”. La salute costa cara già oggi, dunque, e chi non può far fronte alle spese sanitarie ha due alternative, spiega Altroconsumo: rinunciare a curarsi (scelta fatta dal 46% delle famiglie italiane) oppure indebitarsi (13%). Se la mannaia Lorenzin dovesse passare, infatti, il dato sarebbe ancora più desolante.

CITTADINI ATTIVI
Non è un caso allora che anche i cittadini si stanno mobilitando. Ieri è intervenuta anche Cittadinanzattiva: “Definire cosa è appropriato attiene al medico, non può esser fatto, prescindendo dal malato”. Appunto.