I panni sporchi del Trivulzio li lava sempre lo Stato. La Cassazione salva l’ospizio. Nessun risarcimento per i privati

di Clemente Pistilli

Le lavanderie sembrano portare solo grane al milanese Pio Albergo Trivulzio. Fu una “mazzetta” da sette milioni di vecchie lire consegnata da un imprenditore a cui doveva andare un appalto da 140 milioni, per lavare appunto la biancheria di quello che doveva essere un ospizio per i poveri, a far scattare il 17 febbraio 1992 le manette ai polsi del presidente della struttura, Mario Chiesa, e a dare il via a “Mani Pulite”. A distanza di quasi 22 anni dai fatti, a salvare quella che a Milano chiamano la “Baggina” e che ufficialmente si chiama Azienda di servizi alla persona Istituti milanesi Martinitt & Stelline Pio Albergo Trivulzio è intervenuta però la Corte di Cassazione. Annullata la sentenza che imponeva il pagamento di due miliardi e quattrocento milioni di vecchie lire proprio a una società di lavanderie industriali coinvolta nel giro degli appalti sporchi all’epoca di tangentopoli. Dopo così tanto tempo la “Lavafin srl”, poi diventata “Noltex”, di Pero deve ancora attendere per vedere il proprio denaro e l’ente ora presieduto da Laura Iris Ferro può tirare un sospiro di sollievo: si dovrà fare un altro processo d’appello e il rischio del “salasso” per ora è schivato. La “Lavafin” era una delle aziende del gruppo che faceva capo all’imprenditore Fiorenzo Bertini, che nei primi anni novanta aveva ottenuto dal Pio Albergo Trivulzio appalti per 13 miliardi di lire e che, dopo tre mesi di latitanza, venne arrestato, confermando il sistema delle tangenti per lavorare nell’ospizio presieduto dal socialista Chiesa.  Tra indagini e processi l’azienda, per i servizi svolti di lavanderia alla “Baggina”, chiese e ottenne dal presidente del Tribunale di Milano tre decreti ingiuntivi, per due miliardi e quattrocento milioni. Tra il 1998 e il 1999, l’ospizio nato nel 1766 da una donazione del nobile Tolomeo Trivulzio fece opposizione e nel 2004 il Tribunale di Milano stabilì che per “Lavafin” erano sufficienti seicento milioni. La società di Pero impugnò il provvedimento e ottenne ragione, sei anni fa, dalla Corte d’Appello. Ora la Cassazione ha annullato tutto, accogliendo il ricorso del Pio Albergo Trivulzio e rispedendo il caso in appello.