I paperoni delle Authority

di Clemente Pistilli

Basta una poltrona nello Stato e si fa presto a diventare Paperoni. I super manager italiani non sono spesso alla guida di strutture prestigiose come i loro colleghi all’estero, ma in tema di stipendi li superano tranquillamente, partendo da quelle stesse Autorità di vigilanza che dovrebbero rappresentare un occhio vigile sulle storture del sistema. L’amministratore delegato delle Ferrovie, Mauro Moretti, dicendo che è pronto ad andar via se gli verrà tagliato il suo stipendio da 800 mila euro, ha aperto il dibattito sulle retribuzioni stellari. Quello che va emergendo è comunque che in tema di portafogli gonfi si trova in buona compagnia.

I vigilanti
Le Authority, fino a qualche anno fa molto in voga fuori dai confini nazionali, sono piaciute subito alla politica. Scoperto quel nuovo strumento di potere, gli organi di vigilanza si sono moltiplicati. Garantiscono incarichi ricchi e potere. Vanno bene ai partiti, a cui è riservata la nomina dei numeri uno delle Autorità, e ancor meglio a chi, finito magari momentaneamente fuori dai giochi, in quelle strutture ottiene un trampolino con cui rilanciarsi. Senza contare che danno lavoro a oltre 2.500 persone.

Le banche
L’organo di vigilanza più importante in Italia è sicuramente la Banca d’Italia e, nonostante gli stipendi a Palazzo Koch siano stati ridotti, il governatore Ignazio Visco continua a guadagnare di più dei suoi colleghi di altri Paesi. Il numero uno di Bankitalia porta a casa ogni anno 495 mila euro, che fino al 2011 erano 681 mila, mentre il governatore della Banca centrale europea, Mario Draghi, si ferma a 451.903 euro, e Ban Bernanke, della Fed americana, appena 146.363 euro. Il direttore generale di Bankitalia, Salvatore Rossi, che è anche presidente dell’Ivass, l’istituto di vigilanza sulle assicurazioni, ha invece un compenso di 450 mila euro, e i vice direttore generale, Fabio Panetta, Luigi Federico Signorini e Valeria Sannucci, 315 mila euro.

Centri di potere
Ma stipendi da capogiro non sono solo per chi vigila sulle banche. All’Agcom, l’autorità garante delle comunicazioni, il presidente Angelo Marcello Cardani, bocconiano, docente universitario e vicino all’ex premier Mario Monti, ha uno stipendio da 302.937 euro, e i commissari Antonio Martusciello, Francesco Posteraro, Antonio Preto e Antonio Nicita da 272.643 euro. Un po’ meglio va poi al presidente della Consob, la commissione che si occupa della Borsa, Giuseppe Vegas, cresciuto all’ombra di Silvio Berlusconi, che percepisce 311.658 euro. Il commissario Paolo Troiano ha invece una retribuzione da 280.492 euro, il direttore generale Gaetano Caputi 290.425 euro, e l’avvocato generale Fabio Biagianti 265.883 euro. Una situazione analoga a quella dell’Antitrust, dove il presidente Giovanni Pitruzzella ha una poltrona da 311.658 euro e il consigliere Salvatore Rebecchini da 280.492 euro. Non hanno poi di che lamentarsi il presidente della Covip, l’Authority sui fondi pensione, Rino Tatarelli, con 162.683 euro, e il direttore generale, Raffaele Capuano, con 164.720 euro, il presidente dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas, Guido Pier Paolo Bortoni, con 293.658 euro, e i consiglieri Alberto Biancardi, Luigi Carbone, Rocco Colicchio e Valeria Termini, con 264.293 euro. Il garante della privacy, Antonello Soro, incassa infine 260.986 euro, e la sua vice, Augusta Iannilli, 173.990 euro. All’Autorità di vigilanza sugli appalti, infine, il presidente Sergio Santoro ha uno stipendio da 58.819 euro e i consiglieri, Luciano Berarducci, Giuseppe Borgia, Piero Calandra, Andrea Camanzi, Sergio Gallo e Alfredo Meocci da 196 mila euro. Difficile che qualcuno alzi la voce sull’assenza di particolari risultati nella vigilanza in Italia.

 

L’ultima Autorità è appena nata. Ed è corsa al vertice

di Antonio Rossi

Gli stipendi d’oro sono sicuri anche nelle Authority di nuova costituzione. Anche in quelle che ancora devono decollare o che fanno una fatica enorme a raggiungere un minimo risultato. L’Anac, autorità che dovrebbe combattere la corruzione, per sua stessa ammissione si sta scontrando con mille ostacoli, visto che le pubbliche amministrazioni poco ne vogliono sapere di trasparenza. Per la presidente dell’Authority, Romilda Rizzo, docente di Scienza delle finanze a Messina, garantito comunque un compenso da 180 mila euro e per i consiglieri Antonio Martone e Alessandro Natalini da 150 mila. Ovvio che, a questo punto, quando si è iniziato a parlare di un nuovo organismo di vigilanza si è scatenata una lotta senza quartiere per un posto, fosse pure in piedi. Alla luce delle norme europee sul fiscal compact, in Italia si sta dando vita all’Ufficio parlamentare di bilancio, incaricato di analizzare la finanza pubblica. Poco importa se nel Belpaese ci sono già la Corte dei Conti e la Ragioneria dello Stato. Avanti con una nuova Authority, che costerà 6 milioni di euro l’anno, darà un compenso di 301 mila euro al suo presiente e di 240 mila euro ai due vice. I tre verranno scelti dai presidenti di Camera e Senato, a cui il 3 aprile le Commissioni parlamentari al bilancio dovranno presentare una rosa di 10 nomi, scelti tra 66 candidati che hanno superato una prima selezione. Si tratta di funzionari ministeriali, di banca, di organizzazioni internazionali, professori universitari e magistrati. Tra di loro spiccano i nomi dell’ex viceministro Mario Baldassarri, dell’economista Massimo Bordignon, dell’ex sottosegretario all’economia, Vieri Ceriani, dell’ex capo di gabinetto del ministro Padoa Schioppa, Paolo De Ioanna, del presidente Formez, Carlo Flamment, dell’economista Pietro Garibaldi, della moglie di Padoa Schioppa, componente dell’Anvur, Fiorella Kostoris Padoa Schioppa, di Francesco Massicci e Biagio Mazzotta, della Ragioneria dello Stato, di Giancarlo Morcaldo, di Bankitalia, dell’economista Luigi Paganetto, del presidente della Scuola superiore dell’economia e finanza, Giuseppe Pisauro, dell’ex sottosegretario Gianfranco Polillo, dell’ex ministro dell’industria, Paolo Savona, e dell’ex consigliere di Tremonti, Giuseppe Vitaletti.