I soliti consulenti. Dietro alla vendita della 4 banche in crisi una vecchia conoscenza renziana e il super advisor del Vaticano

di Stefano Sansonetti

Il solito stuolo di consulenti internazionali. Tra i quali, peraltro, spuntano “vecchie” conoscenze del giglio magico e del Vaticano. Per carità, cercare di capire a chi vendere le quattro banche disastrate appena salvate dal Governo, ovvero le ormai famose Etruria, Banca Marche, CariChieti e Carife, non è una missione facile. Così, per la gestione della pratica, circolano da giorni i nomi di due big della consulenza, quello della banca francese Société Générale e quello del gruppo americano Oliver Wyman. Le quattro banche, affidate alla regia di Roberto Nicastro, starebbero allora per mettersi in mano a questi advisor. Ciò che finora non è emerso, in attesa delle conferme ufficiali, è il contesto che si staglia dietro le due società di consulenza. Per esempio potrebbe essere ricordato che presidente di Société Générale è il fiorentino Lorenzo Bini Smaghi, già componente del board della Banca centrale europea, profilo conosciuto molto bene dal presidente del consiglio Matteo Renzi. Il quale ha avuto a che fare più volte con Bini Smaghi nell’ambito del capoluogo toscano. L’economista, infatti, ancora oggi presiede la Fondazione palazzo Strozzi, uno degli enti culturali più attivi a Firenze. Non è una novità per nessuno che Bini Smaghi sia da tempo alla ricerca di uno scranno pesante. Oltre all’incarico nella banca francese, attualmente nel suo carnet spicca pure la presidenza di Snam, la società a partecipazione pubblica che gestisce la rete del gas. Ma si tratta di poltrone che nei desiderata dell’economista dovrebbero portarlo più in alto. E chissà che il coinvolgimento di Société Générale nella vendita della quattro banche non possa far acquistare a Bini Smaghi crediti da spendere per raggiungere i suoi obiettivi. Secondo le indiscrezioni la banca francese dovrebbe occuparsi di trovare i potenziali acquirenti delle “nuove” Etruria, CariChieti, Carife e Banca Marche, in pratica le quattro “banche ponte” che dopo il contestato salvataggio del Governo hanno ereditato dai vecchi istituti attività e passività, depurate dalle perdite e dalle sofferenze. Ma in campo, per la gestione della pratica, come detto c’è anche il gruppo americano Oliver Wyman. Il quale dovrebbe offrire una consulenza strategica su come organizzare la cessione delle quattro “banche ponte”. Sconosciuto ai più, negli ultimi anni Oliver Wyman è assurto agli onori della cronaca per essere stato coinvolto dal Vaticano in una consulenza sulla sostenibilità del suo fondo pensioni. In particolare ad attivare la società di advisoring è stata l’ormai famosa Cosea, la Commissione di studio voluta da Papa Bergoglio sulla struttura economico-amministrativa della Santa Sede, quella di cui facevano parte monsignor Lucio Vallejo Balda e la lobbista-comunicatrice Francesca Immacolata Chaouqui, entrambi a processo nell’ambito della Vatileaks 2. Nello svolgimento di questo incarico Oliver Wyman ha contribuito a stimare in circa 800 milioni il “buco” del fondo pensioni del Vaticano. E adesso, salvo sorprese, si ritrova a gestire la patata bollente della cessione della 4 disastrate banche italiane. Ma come per Société Générale, c’è da giurarci, i lauti compensi renderanno più piacevole la sfida.

Twitter: @SSansonetti