I soliti strapuntini di potere: Gentiloni deve accontenare tutti. È corsa alle poltrone da sottosegretario

Archiviata la scelta dei ministri e il giuramento, per il premier Paolo Gentiloni si apre adesso una partita nella partita. Quella per i sottosegretari.

Archiviata la scelta dei ministri e il giuramento, per il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni si apre adesso una partita nella partita. Perché da riempire restano altre caselle, in particolar modo quelle dei sottosegretari. Figure necessarie per completare l’organico di un Governo che, seppur con la data di scadenza addosso, dovrà essere “nel pieno delle funzioni”, come ha affermato nei giorni scorsi il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Come per la guida dei dicasteri, anche in questo caso l’intenzione del neo premier è quella di non stravolgere troppo gli equilibri. Anche perché, spiegano fonti della maggioranza, bisognerà comunque garantire stabilità senza provocare mal di pancia a questo o quel partito. Ovvio, però, che dei cambiamenti ci saranno, a cominciare da quei ministeri che hanno mutato la propria guida. Come il Viminale, dove Marco Minniti – che lascia la poltrona di sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega ai servizi segreti – ha preso il posto di Angelino Alfano, che è traslocato agli Esteri.

Sali e scendi – Non dovrebbe rischiare il posto Domenico Manzione, che Matteo Renzi lo volle già nel Governo guidato da Enrico Letta. Potrebbe invece essere sostituito l’altro sottosegretario all’Interno, Gianpiero Bocci: il nome che circola per prenderne il posto è quello di Emanuele Fiano, che nella segreteria del Pd – oltre a quello delle Riforme istituzionali – ricopre il ruolo di responsabile Sicurezza. Alla Farnesina potrebbe restare tutto com’è. Oltre all’inamovibile Benedetto Della Vedova, infatti, l’altro sottosegretario, Vincenzo Amendola (Pd), è stato nominato ad inizio anno al posto di Mario Giro, promosso viceministro. Tanto invece potrebbe cambiare al ministero dei Rapporti con il Parlamento, dove l’ex portavoce di Rutelli ha scelto la presidente della commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama, Anna Finocchiaro. Vista la propria appartenenza a Sinistra è cambiamento, la corrente guidata da Maurizio Martina – fedele alla linea di Governo – il sottosegretario Luciano Pizzetti sarà confermato. Al posto di Maria Teresa “Sesa” Amici dovrebbe andare Roberto Giachetti, già candidato sindaco di Roma, indicato dai bookmaker addirittura come possibile sostituto di Maria Elena Boschi.

Gli altri – Non solo. La decisione di Gentiloni di “far fuori” Stefania Giannini (uno degli agnelli sacrificali della partita) apre nuovi scenari al ministero dell’Istruzione. Dove al posto dei sottosegretari Angela D’Onghia e Gabriele Toccafondi (Ncd) dovrebbero andare due fra Ettore Rosato (attuale capogruppo del Pd alla Camera), Francesca Puglisi (responsabile Scuola e Università della segreteria dem) e Simona Malpezzi, deputata dem e insegnante di lettere alla prima legislatura. Al Lavoro, dov’è stato confermato Giuliano Poletti, in lizza per diventare sottosegretario c’è Cesare Damiano, anch’egli appartenente alla corrente di Martina. Alla Giustizia, a sostituire Gennaro Migliore – le cui quotazioni dopo il referendum sono in discesa – si fa il nome della deputata Alessia Morani (Pd). Allo Sport, insieme a Luca Lotti, potrebbe andare una fra Daniela Sbrollini e Laura Coccia. Alla Cultura, infine, dove Antimo Cesaro (Scelta Civica) è in uscita, salgono le quotazioni di Andrea De Maria, responsabile Formazione del partito del Nazareno.