I tentacoli della Piovra sul Grand Hotel Gianicolo

di Clemente Pistilli

Locali storici romani, gettonatissimi dai turisti e meta dei vip in transito nella capitale, sembre più in mano alla criminalità organizzata calabrese. Sospetti che sembrano trovare ulteriori conferme dal sequestro compiuto ieri mattina dagli uomini della Dia e della Polizia di Stato, nell’ambito di un’indagine portata avanti dall’Antimafia di Reggio Calabria su due imprenditori, padre e figlio, Giuseppe e Pasquale Mattiani, che secondo gli inquirenti sarebbero stati legati alla cosca dei Gallico di Palmi e avrebbero investito denaro frutto di attività criminali proprio in strutture di lusso. I sigilli sono stati apposti a 53 immobili, tra cui il Grand Hotel Gianicolo. In precedenza, le inchieste sulla criminalità calabrese avevano portato gli investigatori a sequestrare a Roma l’Antico Caffè Chigi, sostenendo che le due società che lo gestivano erano collegate sempre ai Gallico. Per legami con gli Alvaro, sempre nell’Urbe, erano invece stati bloccati il Cafè de Paris, in via Veneto, il ristorante George, in via Sardegna, il bar California, in via Bissolati, il bar Time Out e il Gran Caffè Cellini. Restando sempre alla ‘ndrangheta, gli ultimi rapporti dell’Antimafia parlano inoltre di affari sporchi portati avanti anche dai Molè e dai Piromalli. Ieri l’attenzione è tornata sui Gallico ed è stato sequestrato l’hotel di lusso al Gianicolo, gestito dalla società Hotel Residence Arcobaleno. Ai Mattiani, su ordine del presidente della sezione misure patrimoniali del Tribunale di Reggio Calabria, sono stati bloccati beni per un totale di 150 milioni di euro. Oltre che sulla struttura ricettiva romana, sigilli scattati su un secondo hotel di lusso a Palmi, L’Arcobaleno, su altri 53 immobili, distribuiti tra la Calabria, la capitale e Castiglione dei Piepoli, in provincia di Bologna, nove auto e 13 conti correnti. Per la Dda reggina intercettazioni telefoniche e la testimonianza di un collaboratore di giustizia non lascerebbero spazio a dubbi sulla contiguità degli imprenditori a cui è stato sequestrato il patrimonio e la cosca dei Gallico. Un vero e proprio assalto quello compiuto dalla ‘ndrangheta alla capitale, luogo prediletto dalle cosche per ripulire denaro sporco, dove i mafiosi diventano uomini di parole più che di pistole, affaristi più che soldati.