I trombati possono consolarsi. Da Fioroni a Formigoni: ecco in arrivo i ricchi vitalizi

Alcuni di loro, a cominciare dai renzianissimi Stefano Esposito ed Ernesto Carbone, senza dimenticare Rocco Palese (Forza Italia) e Alfredo D’Attorre (Liberi e Uguali), dovranno accontentarsi dei mille euro lordi maturati col contributivo in questa legislatura, che prenderanno una volta spente 65 candeline (il deputato di FI dovrà aspettare fine anno). A meno che il futuro non riservi loro miglior sorte, permettendogli di riavere lo scranno. Vedremo. Chi invece alle elezioni di domenica scorsa è rimasto fuori dal Parlamento, pur avendo trascorso parecchi anni al suo interno, potrà consolarsi col vitalizio, o pensione che dir si voglia. Sì, perché come noto tra le grandi incompiute di questi cinque anni che volgono al termine c’è pure la proposta di legge Richetti, che avrebbe ricalcolato col contributivo anche gli assegni degli ex deputati e senatori. Compresi quelli che oggi si ritrovano fuorigioco. Due su tutti i nomi che fanno rumore: quelli di Cesare Damiano e Giuseppe Fioroni. La débâcle del Pd in Umbria ha ‘travolto’ anche un pezzo da 90 come l’ex ministro del Lavoro del Governo Prodi II, entrato alla Camera nel 2006 e mai più uscito.

I dodici anni a Palazzo permetteranno al 69enne Damiano, che in questa legislatura ha ricoperto l’incarico di presidente della commissione Lavoro di Montecitorio, di incassare un vitalizio da circa 3.900 euro lordi al mese (in passato ha rinunciato a quella da ministro). Davvero niente male. Miglior sorte toccherà invece a Fioroni. L’ex ministro dell’Istruzione, anche lui rimasto clamorosamente fuori a questo giro, ha passato i suoi ultimi ventidue anni di vita alla Camera. Circostanza che gli permetterà, ma solo alla fine di quest’anno – festeggerà infatti 60 anni il prossimo 14 ottobre – di percepire una pensione da ex parlamentari pari a 7mila euro lordi al mese. Centesimo più-centesimo meno.

Anche Benedetto Della Vedova, ex Radicale, ex Pdl, ex finiano, ex Scelta civica e candidato a queste elezioni con +Europa, il partito di Emma Bonino, ha dovuto fare i conti col sapore amaro della sconfitta. Ma niente paura: l’uscente sottosegretario agli Esteri, che ha condiviso gli ultimi dodici anni di Parlamento con Damiano, incasserà nel 2023 la stessa somma: circa 3.900 euro lordi al mese. Nel frattempo potrà continuare, come promesso, a portare avanti i propri sogni di gloria con Bonino & Co. Si godrà la pensione pure Roberto Formigoni. L’esperienza di Noi con l’Italia-Udc è stata un fallimento? Poco male: infatti il “Celeste”, che prima di fare il governatore della Lombardia aveva collezionato tre legislature alla Camera (dal 1987 al ’96), poi rieletto nella XVII, incasserà un assegno che ammonta a circa 4.800 euro lordi al mese. E Nunzia De Girolamo (FI)? A sorpresa, non rivedremo nemmeno lei. Se dovesse chiudere qui la propria carriera politica, senza essere rieletta in futuro, nel 2035 (a 60 anni) prenderà una pensione da circa 3.200 euro lordi al mese. Ad averceli.