Il bluff dei tagli in Parlamento. Altro che dieta. Al Senato tagli apparenti. La spesa corrente aumenta

di Carmine Gazzanni

Alla fine l’elefante, dopo tanti proclami e sbandieramenti, ha partorito un topolino. Questo è quello che emerge dal progetto di bilancio interno del Senato per l’anno finanziario 2013. Ebbene, rispetto a una previsione di spesa per il 2012 di 541,9 milioni di euro, si è arrivati a prevedere uscite nel 2013 per 541,5 milioni. Un calo, dunque, soltanto dell0 0,07%. Un taglietto piccolo piccolo. E nulla più. Se però si va a prendere la sola componente delle spese correnti, ecco arrivare la sorpresa. Se infatti nel 2012 la previsione di spesa era di 533,7 milioni, adesso si arrivano a mettere in conto per il 2013 uscite per 537,1 milioni. Con un aumento dello 0,64%. Alla faccia delle tanto decantate esigenze di contenimento dei costi e di spending review. Certo, va detto che alla fine nel 2012 la spesa effettiva è stata di 520 milioni di euro. E per capire quali saranno le uscite effettive per quest’anno non si può far altro che aspettare il consuntivo 2013. Per il momento, però, il paragone tre le cifre messe in preventivo è piuttosto sconfortante. Sono gli stessi questori, d’altronde, ad ammettere che si sarebbe potuto fare di più. Il motivo per cui non si è andati oltre deriverebbe, dicono, dalla “rigidità dei principali e più consistenti fattori di spesa che lo compongono (qualificabili per il 90,48 per cento come spese obbligatorie)”. Ecco perché “il bilancio per il 2013 si configura, allo stato, come un quantum difficilmente suscettibile di modifiche sostanziali di immediato impatto finanziario”. Bisognerà aspettare ancora dato che tale “processo di revisione potrà produrre effetti negli anni a venire a partire dal 2014”. Insomma, quello che si riesce a strappare è semplicemente una promessa di ulteriori tagli, ma solo a partire dall’anno prossimo. Ma c’è di più. Se infatti alcuni capitoli diminuiscono (di poco), altri aumentano rispetto all’anno scorso, con effetti piuttosto paradossali. Vediamo alcuni esempi nel dettaglio.

Ex senatore quanto ci costi
Per i senatori cessati dal mandato nel 2013 spenderemo molto di più rispetto all’anno scorso: si passerà infatti da 77 a 82 milioni, con un aumento del 6,22%. Dal bilancio, dunque, non emergono solo tagli. E quelli che ci sono si vedono a stento. Soprattutto se riguardano le indennità e i rimborsi degli onorevoli. I trasferimenti ai gruppi parlamentari, ad esempio, scendono soltanto dello 0,93% passando da 21,550 milioni a 21,350. Stesso dicasi per i rimborsi per l’attività parlamentare, dove il taglio è addirittura dello 0,07%: circa 30 mila euro in meno rispetto al 2012. Nulla di più. E, allora, di quale taglio stiamo parlando? La domanda non è affatto campata in aria dato che, sommando tutte le voci della spesa obbligatoria (gruppi, senatori, personale), non c’è affatto una diminuzione della spesa: se nel 2012 è stata prevista una spesa di 483.851.700 lordi, nel 2013 si spenderanno 489.973.400 euro con un aumento del 1,27%. Ma c’è di più: se confrontiamo il bilancio di previsione con il rendiconto del 2012 (e dunque quanto effettivamente speso l’anno scorso), lo scarto è ancora maggiore dato che l’anno scorso per gli stessi capitoli si è speso 470 milioni.

Ristorazione e facchinaggio
Per quanto riguarda le spese di funzionamento il taglio, seppur minimo, c’è stato: meno 4 milioni di euro circa, con un bilancio che parla di 60 milioni previsti per quest’anno. Anche in questo caso, però, è necessario contestualizzare e analizzare nel dettaglio alcune voci. È il caso, su tutti, del servizio di ristorazione. Se dal confronto tra i due bilanci di previsione del 2012 e 2013 si registra una contrazione del 4% passando da 1,762 milioni a 1,690, andando a vedere quanto realmente si è speso per lo stesso capitolo l’anno scorso, la situazione si capovolge dato che la rendicontazione 2012 parla di 1,680 milioni. Assicurati inoltre gli oltre 2 milioni per i servizi di facchinaggio, mentre crescono il fondo per ricerche e studi e per i servizi informatici. In crescita anche il capitolo per l’acquisto per beni e materiali di consumo (da 844 mila euro a 1,3 milioni di euro), la manutenzione ordinaria (da 5,4 a 6,2 milioni) e i servizi logistici (da 5 milioni e rotti a 5,3).