Il boom delle persone scomparse in Italia: in un anno siamo passati da 11mila a 48mila. La maggior parte sono minori stranieri non accompagnati

Il boom delle persone scomparse in Italia: in un anno siamo passati da 11mila a 47.946. La maggior parte sono minori stranieri non accompagnati

Al 30 giugno sono 47.946 le persone scomparse. Un dato in forte aumento rispetto allo scorso anno, quando erano 11.044 in meno, e che risente del numero di quanti sono arrivati in Italia, sbarcati sulle coste, ma di cui non si hanno più notizie.

Infatti, poco più di 9mila sono gli italiani, scomparsi negli anni, a partire dal 1974, e 38.913 gli stranieri. Questo è quanto emerge dalla relazione semestrale del Commissario straordinario per le persone scomparse, il prefetto Vittorio Piscitelli, presentata oggi alla Camera, nei 10 anni dell’ufficio.

Nel numero enorme rientrano casi diversi: persone che si sono allontanate volontariamente (22.205), malate (519), minori sottratti da un genitore o un familiare (432) e possibili vittime di reato (123). Ma la maggior parte, 31.635, sono minori stranieri non accompagnati, che sono sbarcati in Italia ma poi sono scomparsi. Per questo, ha sottolineato il prefetto Piscitelli, “in 10 anni il nostro lavoro è cambiato, dalla politica di ricercare lo scomparso a quella di prevenire la scomparsa”.

E ancora: dei 2.539 casi censiti nel Registro generale dei cadaveri non identificati, la maggior parte sono collegati al fenomeno dell’immigrazione verso le coste italiane. Il dato è stato diffuso durante la conferenza stampa “Dalla gestione di un emergenza alla creazione di un sistema”. Non a caso con 1701 casi, è la Sicilia la Regione che registra il maggior numero di cadaveri non identificati. Ed è proprio nel fenomeno della migrazione che si colloca la nuova sfida dell’Ufficio straordinario, che da tempo lavora a migliorare il sistema di identificazione dei cadaveri. Ne è la prova – ha dichiarato il Commissario straordinario del governo per le persone scomparse , Vittorio Piscitelli, il “Protocollo d’intesa stipulato nel 2015 con la regione Lombardia che prevede di prelevare un campione biologico della salma non identificata prima della tumulazione, in modo da poterlo comparare con con i dati degli scomparsi e consentire la compilazione della scheda post mortem. Questo sistema ‘modello Milano’ è stato poi esteso nel 2016 alla Regione Toscana e l’anno successivo alla Regione Lazio”.