Il cinema meglio dello psicologo. Nei film c’è lo specchio delle nostre emozioni. Crepet: un buon mezzo per analizzare noi stessi

Il cinema, al di là del contenuto apparente, nasconde sempre un messaggio subliminale che colpisce la dimensione più recondita dell’animo umano

Il cinema, come tutti gli altri linguaggi artistici, al di là del contenuto apparente, nasconde sempre un messaggio subliminale che colpisce la dimensione più recondita dell’animo umano. E quando l’arte cinematografica centra il suo obiettivo diventa uno specchio potente delle emozioni: utile allo spettatore per analizzare sé stesso. È su questo tema che si è discusso nei giorni scorsi a Borgo di Lizori in Umbria nel corso della tavola rotonda “Cinema e inconscio” promosso dalla Fondazione di Ricerca Scientifica ed Umanistica Antonio Meneghetti, con il patrocinio del Senato della Repubblica, della Regione Umbria, della Città di Assisi e del Comune di Campello sul Clitunno.

Il convegno ha visto tra i protagonisti il Prof. Paolo Crepet, psichiatra e sociologo di fama internazionale che ha ricordato film come “Deserto Rosso” di Michelangelo Antonioni quale archetipo della tematica dibattuta,  il maestro Stefano Mainetti, autore di numerose colonne sonore e reduce dal Maxxi di Roma dove ha presentato il progetto “Rendering Revolution”; Elisabetta Pellini, attrice cinematografica e televisiva, nonché sceneggiatrice e regista del corto “Anatomia di un amore”  la storia di una donna abbandonata che sogna di uccidere il suo uomo; Ludovica Lirosi attrice, regista e produttrice del corto “Il tre” storia di ricordi, confidenze a accettazioni di tre donne; Umberto Carteni, regista cinematografico e pubblicitario ed il filosofo Paolo Bianchi. Ad accogliere gli ospiti sono stati Ermanno Tedeschi critico, curatore d’arte e consulente artistico della Fondazione di ricerca scientifica ed umanistica Antonio Meneghetti e Pamela Bernabei, Presidente della Fondazione ed organizzatrice dell’incontro umbro.