Il cinema si mangia i soldi dell’arte

 

di Marco Castoro

Il mondo del cinema vive e si moltiplica con l’assistenzialismo. Inutile girarci intorno ma dall’era Veltroni in poi, il ministero dei Beni culturali ha alimentato un’industria che – va detto – a sua volta dà lavoro e mantiene tantissima mano d’opera.

Ma che purtroppo sopravvive soltanto grazie ai fondi erogati.

Sì, d’accordo, esiste pure qualche eccezione. Pellicole e produzioni che non hanno avuto un aiuto subito, ai nastri di partenza e ciò nonostante al botteghino sono andati meglio di altri film super raccomandati. Alla fine di tutto il percorso, comunque, gli aiutini rientrano dalla finestra, grazie ai premi sugli incassi e sulla distribuzione, nonché alle agevolazioni fiscali. Non tutte le pellicole finanziate però sono capaci di exploit come quello compiuto dal film di Sorrentino che ha vinto l’Oscar, ma che ha avuto un milione e 100 mila euro dal ministero e 315 mila dalla Regione Lazio .

Veltroni genio della lampada

Nella seconda metà degli anni ’90, quando c’era ancora la lira, l’allora ministro Veltroni per favorire la realizzazione di film competitivi sul mercato internazionale alzò il limite massimo dei contributi portandolo da 8 a 12 miliardi di lire per le opere prime e seconde. Inoltre estese i fondi anche alla produzione di cortometraggi, finanziabili fino al 90%. Fu rivoluzionato anche il meccanismo dei premi, raddoppiato il fondo di sostegno alle sale d’essai e aumentato sensibilmente il fondo per la costruzione e ristrutturazione di tutte le sale cinematografiche. Non a caso ci fu il boom delle multisale. Nel 2010 l’allora ministro Bondi invece usò le forbici e tagliò di un 35% i finanziamenti (da circa 400 milioni a 260). Tuttavia ancora oggi il mibac sorregge l’industria cinematografica.

Non tutti prendono soldi subito

Che cosa bisogna fare per bussare a quattrini alle porte del ministero? Nei mesi di gennaio, maggio e settembre si può presentare l’istanza per il riconoscimento del progetto. E lì in base al punteggio – che tiene conto del soggetto e della sceneggiatura – si quantifica in soldi. Solo nell’istanza del mese di maggio del 2013 sono stati erogati solo in contributi 4 milioni e 600 mila euro. In questa sessione la parte del leone l’ha fatta il film Allacciate le cinture di Ferzan Ozpetek che si è portato a casa 900 mila euro. Più del doppio di Latin Lover di Cristina Comencini e La prigione di Bobbio di Marco Bellocchio (400 mila euro per ciascuna pellicola).

Oltre al soggetto e alla sceneggiatura fa cassa anche il cast. I contributi aumentano se ci sono produttori e attori che hanno già ottenuto dei riconoscimenti: in pratica il reference system, nato per limitare le possibili ingerenze della politica sul finanziamento ma che ha lo scopo di “privilegiare chi nel recente passato ha prodotto cinema di qualità e cinema capace di catalizzare l’attenzione del pubblico”.

Morale della favola: più siamo e più prendiamo.

La Grande bellezza ha vinto il Golden Globe e l’Oscar come miglior film straniero ma quante altre pellicole attingono ai finanziamenti e poi fanno flop? Tante. E quanti produttori che vanno per la maggiore (come coloro che ogni anno si cimentano nei cinepanettoni) fanno cassa prima al ministero e poi al box office? Tutti.

É giusto dare ancora soldi a Pieraccioni, Ozpetek, Verdone che hanno la strada spianata?

Poi ci sono alcune pellicole prodotte che vengono classificate come “solo di interesse culturale”. Questo evita di prendere fondi al primo passaggio, anche se poi i premi dovuti agli incassi e alla distribuzione fanno sì che qualche cifra arrivi lo stesso.

Le agevolazioni fiscali

Un altro particolare da non sottovalutare sono le agevolazioni fiscali. Il credito di imposta può essere chiesto dalle imprese di produzione cinematografica. È pari al 15% del costo complessivo di produzione è fino all’ammontare massimo di 3.500.000 euro per periodo d’imposta. Nel caso di produzioni associate il credito di imposta spetta a ciascun produttore associato. Per accedere alle agevolazioni fiscali, le imprese di produzione devono chiedere alla direzione generale per il Cinema il riconoscimento dell’eleggibilità culturale dei film prodotti.

Nel 2013

oltre 187 milioni

di contributi

di Matilde Miceli

Centoottantasette milioni di euro e trecentocinquantasei mila, a tanto ammontano i fondi che la Direzione Generale per il Cinema del Ministero per i Beni Culturali, guidata da Nicola Borrelli, ha destinato al cinema italiano nel corso del 2013.

Una parte di queste risorse, esattamente 91milioni e 934 mila euro sono andati a finanziare direttamente la produzione o la distribuzione dei film, o a pagare le attività di promozione per il cinema dell’Istituto Luce-Cinecittà, del Centro Sperimentale di Cinematografia o del Festival del Cinema di Venezia.

Il resto è finito in quel capitolo che il Mibac definisce “contributi a favore del credito d’imposta”, ovvero quel tax credit in nome del quale ogni anno si gioca un duro braccio di ferro tra il mondo del cinema tutto, naturalmente i produttori in primo piano, e il Governo. Nel 2013 i contributi per il tax credit, che prevedono la possibilità di compensare debiti fiscali come Irap, Irpef o Iva, con il credito maturato a seguito di un investimento nel settore cinematografico, sono stati pari a 95 milioni e 422 mila euro.

Una cifra, solo questa, di gran lunga superiore a quanto il Mibac abbia destinato all’intero patrimonio di beni archeologici e culturali dell’Italia, ma che non ha soddisfatto il mondo del cinema. Solo nel 2012, infatti, i contributi per il credito d’imposta hanno sfiorato i cento milioni di euro. E quando l’allora Governo Letta, nel luglio dello scorso anno, aveva annunciato tagli seri ai fondi a sostegno per il cinema l’intero settore era sceso “in piazza” denunciando il rischio default per l’industria cinematografica italiana. E quei fondi sono sostanzialmente rimasti invariati.

Così il logo del Mibac accompagna spesso i titoli di testa o di coda dei film italiani. Tra i lungometraggi ritenuti di interesse culturale dal ministero, oltre a La grande Bellezza di Paolo Sorrentino (sostenuta con un milione 100 mila euro), anche Reality, di Matteo Garrone, La Bella addormentata di Marco Bellocchio, Capitale Umano di Paolo Virzì, Benvenuti al Nord di Luca Miniero, Immaturi di Paolo Genovese e Mai Stati Uniti dei fratelli Vanzina.