Il Governo fa i conti con i risultati scadenti: nel Def il Pil è rivisto al ribasso e il debito pubblico cala di poco

Un Def amaro per il Governo Renzi. Il preparato da Padoan prevede una crescita più lenta e un debito pubblico quasi bloccato.

Un Documento di Economia e Finanza (Def) amaro per il governo Renzi. Nella testo presentato al Consiglio dei ministri, infatti, c’è un’ammissione di sconfitta: il Pil è rivisto al ribasso, con il +1,2% nel 2016 rispetto all’1,6% contenuto nella Nota di aggiornamento al Def. Negli anni successivi l’aumento non sarà dirompente: Il Pil  è previsto al +1,4% nel 2017, al +1,5% nel 2018 e infine nel 2019 si attesterà al +1,4%. E per far fronte al rischio di stallo viene annunciata un’accelerazione sul tema delle liberalizzazioni, che include l’approvazione “entro giugno” del ddl Guidi e una “seconda Legge annuale sulla concorrenza”.

Debito pubblico bloccato
Nemmeno sul fronte del debito pubblico ci sono buone novità. Anzi: nel 2016 il rapporto con il Pil sarà al 132,4%, in flessione dall’attuale 132,7%, ma comunque lontano dal 131,4% stimato in precedenza. Nel 2016, invece il rapporto deficit Pil calerà dal 2,6% al 2,3%. Secondo quanto scrive l’Ansa il risultato “verrà generato da maggiori entrate e risparmi di spesa, realizzati mediante un ampliamento del processo di revisione della spesa”. Dunque, è allo studio una ulteriore spending review. Nel 2017 il dato è rivisto al rialzo e si attesterà all’1,8% (nella Nota di aggiornamento era all’1,1%). Stando alle previsioni contenute della bozza del documento, un “lieve surplus” è prevedibile solo per il 2019.

Critiche all’Unione europea
Nella premessa del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, non manca una bacchettata all’Unione europea. “Il Governo ritiene inopportuno e controproducente adottare una intonazione più restrittiva di politica di bilancio”, scrive il numero uno di via XX Settembre. Che giudica “insufficiente il coordinamento delle politiche fiscali”. Una posizione che lascia intravedere un altro braccio di ferro con Bruxelles. Intanto, nel Piano nazionale delle riforme è contenuta la strategia sulle privatizzazioni con “operazioni che verranno attuate in corso d’anno in funzione degli obiettivi di gettito. La privatizzazione delle Ferrovie dello Stato o sue componenti rientra nel programma di medio periodo del Governo”.