Il Pd ha perso la bussola. La questione morale non è mai stata affrontata. Parla Macaluso, leader storico del Pci: “Zingaretti? Faccia un nuovo partito”

Intervista ad Emanuele Macaluso

Di sinistre ne ha viste tante. Le ha viste nascere e fallire. Sindacalista, giornalista, dirigente del Pci, migliorista, in segreteria con gente come Togliatti, Longo e Berlinguer, Emanuele Macaluso, 95 anni, ha ancora quella lucidità che consente di capire, analizzare, scandagliare, carpendo un evento – l’inchiesta che ha devastato la classe dirigente umbra – all’interno di un fenomeno più ampio – la crisi morale all’interno del Pd e della sinistra italiana. “Partiamo da un assunto – dice a La Notizia, facendo già capire che il discorso è ben più profondo di quanto si possa immaginare – La questione morale è innanzitutto questione politica, che nel Pd non è mai stata affrontata”.

In che senso, onorevole?
Il Pd nasce a freddo da un matrimonio combinato tra Ds e Margherita. Si sono messi insieme senza una compartecipazione di popolo e senza soprattutto un asse politico-culturale che è fondamentale per un partito.

Da qui nasce il vulnus morale del Pd?
Avendo questa mancanza di orizzonte, il Pd ha imbarcato chiunque, senza una selezione come invece dovrebbe fare una forza di sinistra. L’unico obiettivo era governare, sia a livello locale che nazionale. E così sono stati abbandonati i temi sociali. È chiaro che quando il tuo unico problema è come entrare nelle amministrazioni, trovi consensi anche attraverso forme di clientelismo e metodi poco consoni. Ripeto: la questione morale è innanzitutto una questione politica.

Quanto è “di sinistra” allora il Pd?
Il Pd ha tradito la sinistra. Manca totalmente la qualità di una forza di sinistra che è quella di impegnare il partito nella società e nelle battaglie politico-culturali. Il Pd non ne ha mai fatto una. Un partito non deve vivere solo per stare al governo. Quello certamente è il fine, ma dev’essere funzionale a una precisa immagine di società, a quali battaglie culturali e sociali si vogliono portare avanti.

Non crede, però, che lo scotto morale che si porta avanti il Pd nasce già nella Prima Repubblica, con un esame di coscienza che neanche il Pci ha fatto?
No, guardi questo non è vero. Con Berlinguer e anche prima di Berlinguer la questione morale era fondamentale nel Pci.

Il partito, però, non è stato immune da Tangentopoli, come spesso pure si è raccontato.
Non è vero che la corrente migliorista fu vittima dello scandalo Tangentopoli. C’era solo Cervetti (Gianni, ndr) che poi fu assolto per non aver commesso il fatto.

Qualche condanna, però, c’è stata.
Certo. Ma solo a livello locale. E poi di cosa parliamo? Chi è stato condannato aveva preso soldi e li aveva messi nella Festa dell’Unità, non li aveva intascati. Nessun dirigente del partito è stato mai condannato. Tutto il resto sono illazioni.

E allora, guardando sempre a sinistra, quando nasce il tradimento? Quando la questione morale diventa secondaria?
Da Berlusconi in poi: è lui che ha aperto la strada all’antipolitica. È stato il primo a parlare di “teatrino della politica”. È stato il primo a squalificare la classe politica, di cui peraltro lui stesso per primo aveva profittato. Ed è chiaro che questo degrado della politica ha toccato anche la sinistra.

In pratica dal Pds in poi?
Esattamente. Da allora l’obiettivo fondamentale della sinistra, siccome il Pci non era mai stato al governo, era quello proprio di portare la sinistra al governo prescindendo però da qualsiasi orizzonte culturale, come dicevamo prima. Ovviamente tutto questo degrado a sinistra si è amplificato col passaggio ai Ds e poi col Pd.

Se dovesse dare un consiglio al segretario del Pd, Zingaretti?
Se dovessi dare un consiglio a Zingaretti? Rifare daccapo un partito. E, prima cosa, bisognerebbbe abolire le primarie: così l’iscritto non conta più nulla nel momento in cui può votare chiunque pagando 2 euro. Il partito deve basarsi su una classe dirigente interna che abbia un orizzonte sociale e culturale differente.