Il Punto di Mauro Masi. Assicurazioni per i danni da catastrofi naturali, l’idea da valutare è l’esempio francese

Il tema del coinvolgimento del sistema assicurativo a copertura dei danni da catastrofi naturali è stato sollevato nella recentissima Assemblea Annuale dell’ANIA sia nell’intervento del Vice Presidente del Consiglio, Ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro Di Maio sia nella relazione della Presidente Farina. E’ un tema su cui il nostro Paese (che è il sesto nel mondo per danni subiti da eventi catastrofali negli ultimi 20 anni) è vivo da tempo un dibattito tra le forze politiche e tra le componenti sociali. Ad oggi, il nostro sistema prevede un intervento sostanzialmente a piè di lista da parte  dello Stato attraverso la fiscalità generale. C’è chi sostiene che ciò corrisponde ad un obbligo non derogabile del  “welfare state”, dello Stato Sociale. E’ vero, ma è altrettanto vero che i crescenti vincoli di Bilancio hanno reso questo tipo di intervento sempre più difficilmente attuabile (il costo medio nell’ultimo quarantennio è stato di oltre 3 miliardi di euro annui).

Da qui la necessità di individuare forme innovative che non gravino, in tutto o in parte, sulla finanza pubblica ma che consentano ugualmente di far fronte agli obblighi dello Stato Sociale. In questo quadro, proprio il ricorso al sistema assicurativo attraverso polizze per la copertura di danni catastrofali appare una delle strade più efficacemente percorribili. In Italia però non si è mai sviluppato un mercato assicurativo importante in questo settore e le polizze che vengono proposte per le molte zone a rischio del territorio nazionale sono tuttora molto costose. In proposito la legge di Bilancio 2018 ha introdotto più ampi margini di detraibilità (fino al 19% del premio assicurativo) mentre l’Ania ha proposto, già qualche tempo fa, una sorta di sistema misto in cui lo Stato potrebbe coprire una parte del danno mentre la parte restante sarebbe sostenuta da polizze private obbligatorie sottoscritte dai proprietari di case. Sull’obbligatorietà (pagare tutti per pagare meno) esistono da noi pareri non unanimi; chi è contrario sostiene in particolare che finirebbe per essere un ulteriore tassazione sulla casa. Da un punto di vista  tecnico, si possono evidenziare due considerazioni: la prima, è che l’assicurazione volontaria non consente di ripartire in maniera sostenibile il rischio assicurativo e comporta alti costi per i cittadini anche perché tende a sviluppare fenomeni di “selezione avversa” che si manifesta quando il mercato rende conveniente assicurarsi solo a chi appartiene alle classi di rischio più elevate. La seconda, è che tra le opzioni per l’assicurazione obbligatoria e quella per la semi obbligatoria  quest’ultima può risultare meno impopolare e più appetibile (qualora si estenda – come nel caso francese – la polizza antincendio ai rischi di alluvione, terremoti, etc.) anche per l’abbinamento di due rischi con frequenze molto diverse. Il modello semi-obbligatorio in Francia prevede infatti la copertura obbligatoria del rischio da catastrofi quando si sottoscrive volontariamente una polizza per danni con qualsiasi compagnia privata. Si paga una quota fissa pari al 12% della polizza per danni e la polizza copre l’immobile contro rischi da alluvioni, terremoti, etc. così, ad oggi, il 90% degli immobili francesi è assicurato mentre da noi, dove circa un terzo della popolazione è  esposta ad elevato rischio sismico, meno dell’1% delle abitazioni è coperto da una assicurazione privata contro i danni da terremoto.