Il rilancio industriale è un flop. A Bussi restano solo i veleni. Il Comune ha acquisito l’area ex Montedison. Ma la riqualificazione del sito inquinato è fallita

Da un anno le aree inquinate della discarica dei veleni del polo chimico Montedison sono di proprietà del Comune di Bussi sul Tirino (Pe) ma nessuno si sta prendendo la briga della loro messa in sicurezza. “Sino a maggio 2018, quei terreni erano controllati, ora sono completamente abbandonati – a denunciarlo è Pino de Dominicis, consigliere di opposizione a Bussi -. Prima i fondi erano tenuti in sicurezza da Solvay oggi che la proprietà è cambiata a chi spetta questo onere?”. Per rispondere in consiglio comunale il sindaco Salvatore La Gatta si è fatto scudo con l’ordinanza della Provincia di Pescara che indica in Edison (erede Montedison) il responsabile per la messa in sicurezza del Sito d’interesse nazionale (Sin) per la bonifica di Bussi.

Impugnata l’ordinanza, il Tribunale amministrativo regionale ha dato ragione alla Provincia e così la società Edison ora attende il giudizio d’appello del Consiglio di Stato. Intanto, da un anno, piezometri e pompe per assorbire l’acqua inquinata sono fermi. Solvay, ex proprietario dei terreni, ne attivava 4 per tenere la falda bassa, ossia per aspirare l’acqua inquinata, trattarla in un serbatoio interno al sito di Bussi e, poi, smaltirne una parte in discarica.

Opere di prevenzione e messa in sicurezza non più garantite nei terreni del Sin di proprietà del Comune di Bussi adiacenti alle discariche 2a e 2b ai margini del fiume Tirino, affluente del Pescara, altro fiume che scorre sui fianchi della Tremonti. Insieme queste 3 aree (2a, 2b e 3M) costituiscono una delle discariche tra le più grandi d’Europa. I terreni sono stati acquistati dall’amministrazione comunale con l’obiettivo di reindustrializzare l’area.

IL DANNO E LA BEFFA. Un incarico delicato e complesso che il sindaco La Gatta ha affidato alla farmaceutica Filippi che si sarebbe dovuta insediare nel nuovo nucleo industriale garantendo circa 180 posti di lavoro. Un cavallo di battaglia che ha garantito la rielezione di La Gatta alle amministrative di giugno 2018. L’affare, però, non è mai andato in porto. Della fabbrica farmaceutica e del titolare Filippi a Bussi non c’è nemmeno l’ombra. E così al danno si aggiunge pure la beffa: ora il Comune è proprietario dei terreni e, quindi, per legge, è responsabile per bonifica e sicurezza.

In attesa di capire a chi tocchi pagare gli interventi di risanamento, per cui sono già stati stanziati oltre 50 milioni di euro, le acque di falda non sono più trattate in parte del Sito di interesse nazionale (Sin). Anzi, senza girarci intorno, l’intervento di bonifica è ancora lontano dall’essere messo in pratica, in quanto, tutt’ora, manca la firma del dirigente ministeriale che si occupa dello stanziamento dei fondi. Un ritardo inspiegabile perché l’appalto è stato chiuso già da tempo. Nel frattempo le condizioni del Sin peggiorano e non sarà facile trovare una ditta disposta a svolgere lo stesso lavoro, dopo anni di trascuratezza. Così si rischia di perdere lo stanziamento statale per il risanamento, di cui 4 milioni di euro sono stati già impiegati per opere d’urgenza (paratie e capping).