Impariamo cosa sono le Zes. Il Sud ripartirà da questa sigla. Sì del Senato alle Zone economiche speciali. Una misura che ricorda i porti franchi

La crescita del Sud trova una nuova strada con la prima vera valorizzazione delle Zes

Dopo decenni di cure sbagliate, con la Cassa per il Mezzogiorno, di cure palliative, con i fondi pubblici distribuiti a pioggia, adesso la crescita del Sud trova una nuova strada con la prima vera valorizzazione delle Zes, sigla che sta per Zone economiche speciali. Ieri il Senato ha approvato un apposito emendamento contenuto nel Dl Semplificazioni. Così si renderà possibile la nascita di poli di sviluppo industriali in un’area del Paese che sta correndo il rischio di desertificarsi definitivamente. Con questo passo invece sarà possibile incentivare fiscalmente, snellire le procedure burocratiche e abbattere i tempi per le imprese che operano all’interno di queste zone.

“Un’ottima notizia”, l’ha definita il ministro per il Sud, Barbara Lezzi (M5S), in quanto si potrà finalmente dare nuovi e ulteriori strumenti alle imprese del Mezzogiorno per operare e assumere. La stessa Lezzi ha ricordato di aver lavorato da tempo per rendere davvero operative le Zes, che ora diventano concretamente una opportunità. Previste nel Dl 91 del 2017, come tante novità annunciate dai precedenti governi anche questa misura era rimasta di fatto inattuata, ad eccezione della parte denominata “Resto al Sud” affidata alla gestione di Invitalia. Le Zona economiche speciali, oggi molto diffuse all’estero, sono aree del Paese collegate ad un porto, destinatarie di importanti benefici fiscali e semplificazioni amministrative, che consentano lo sviluppo di imprese già insediate e che si insedieranno, attraendo anche investimenti esteri. La Zes piu famosa e sviluppata al mondo, per intendersi, è Dubai.

“Le imprese nuove o già esistenti che opereranno nelle Zone economiche speciali – ha ricordato la Lezzi – oltre a poter agire in regime di sospensione dell’Iva, vedranno ridotti di un terzo i tempi per compiere interventi in materia di edilizia, concessioni demaniali portuali, valutazione ambientale strategica. Adesso l’auspicio è che anche le Regioni che devono ancora presentare le lor proposte di istituzione delle Zes riescano a compiere questo passaggio il prima possibile, in modo tale che tutte le realtà possano allinearsi ai nastri di partenza, pronte a utilizzare questo strumento messo a disposizione della crescita del Sud”. Il decreto Sud va ricordato che prevede di creare almeno cinque Zes in altrettante Regioni meridionali: Calabria, Campania, Sicilia, Basilicata e Puglia, e sono già stati stanziati 200 milioni per le aree si cui si parla principalmente: Gioia Tauro, Napoli-Salerno, Bari e Taranto.