Incentivi in cambio di riforme. Letta prova la carta del baratto

di Angelo Perfetti

La teoria secondo la  quale la Storia ripropone ciclicamente i propri avvenimenti in qualche modo trova conferma anche nell’azione del governo Letta. In un momento in cui l’economia langue e le casse dello Stato sono inesorabilmente vuote, il premier riscopre la primordiale attitudine al baratto, dove lo scambio di beni (i servizi ancora non erano stati…pensati) si effettua non attraverso un pagamento in denaro ma con altri beni.

Moavero dixit
Il ministro per gli affari europei, Enzo Moavero, nel corso di una conferenza stampa a Bruxelles tenuta mentre il premier relazionava alle Camere sulla linea da prendere in Europa, ha dichiarato solennemente che “L’Italia si batterà al vertice europeo di domani e venerdì a Bruxelles perché gli impegni sulle riforme si accompagnino a incentivi”.  L’Italia ribadisce in sostanza la richiesta che, in cambio delle riforme volute da Bruxelles nel campo economico, sia approntata una serie di misure di sostegno, “non solo finanziarie”. Il termine del gergo comunitario per questo possibile meccanismo è ‘contractual arrangements’ (impegni contrattuali) a cui si fa un rapido riferimento nella bozza di conclusioni del vertice già circolata tra la stampa. “Si porterà avanti il lavoro per il rafforzamento del coordinamento della politica economica, incluso nel settore degli impegni contrattuali e dei meccanismi di solidarietà ad essi associati”.

Il programma di Letta
Enrico Letta spiega come il Governo consideri di aver fatto un buon lavoro con la Legge di Stabilità, sulla quale però  in casa deve incassare ancora le critiche dei falchi del Pdl a proposito del capitolo casa, le richieste del Pd sui temi del lavoro e delle pensioni, e quelle del Sindacato che difende lo sciopero proclamato lunedì. Negli interventi alla Camera e al Senato sul Consiglio Ue  di giovedì e venerdì, il premier ha detto che le riforme nazionali da sole non avranno successo senza un “coordinamento” delle politiche a livello Ue. Lo dimostra che con questa crisi le “divergenze” “tra nord e sud Europa” e tra classi sociali sono “ulteriormente aumentate”. Su questo punto – ha sottolineato – porteremo un messaggio chiaro’’. Però l’Italia questo discorso lo potrà fare perché sui conti pubblici, ha fatto gli “Hausaufgabe”, i “compiti” chiesti dalla Merkel e dai partner Ue. “I sacrifici sono necessari – ha aggiunto – ma sono giustificati e accettabili politicamente e socialmente se poi c’è una ricompensa, una svolta positiva, una prospettiva. Per uscire dalla crisi la via giusta è quella che unisce maggiore responsabilità e maggiore solidarietà’’.

I problemi interni
Questo “orgoglio” che verrà portato in Europa deve però fare i conti con i problemi di casa, a partire dalle critiche che continuano a piovere dai falchi del Pdl sul capitolo Tari, cioè l’imposta che sostituirà l’Imu. Daniele Capezzone ha insistito nel sostenere che si potrebbe tradursi in una “stangata” anche se dalle Tabelle del Testo, risulta che al massimo si potrà pagare la stessa cifra e non di piu’. Il ministro Beatrice Lorenzin ha esortato a ‘’difendere’’ questo testo; e il suo è sembrato un riferimento non solo alla Sanità ma all’intero provvedimento. Comunque per tenere unito il Pdl il vicepremier Angelino Alfano ha detto che il provvedimento “non è il quinto Vangelo” e quindi “potrà essere modificato”. Sul versante opposto il Pd chiede modifiche su indicizzazione delle pensioni e su esodati (Cesare Damiano e Cecilia Carmassi) nonché sulla difesa del suolo (Massimo Caleo e Stefano Vaccari).    Ci sono poi i “montiani” che continuano a fare rilievi sulla legge. E Letta fa il pompiere: ci sono “molti miglioramenti da mettere in campo”.