Russia condannata per non aver condotto indagini efficaci per provare ad arrivare al mandante dell’omicidio della giornalista Anna Politkovskaia. Secondo la Corte europea dei diritti umani l’inchiesta condotta è stata inefficace. La Politkovskaia fu uccisa nell’ascensore del palazzo dove abitava nella capitale russa nell’ottobre del 2006.Il ricorso a Strasburgo era stato fatto nel 2007 dalla madre, dalla sorella e dai figli della giornalista russa. Nella sentenza si legge che “nonostante l’inchiesta abbia portato risultati tangibili con la condanna di 5 uomini direttamente responsabili per l’omicidio, l’indagine non può essere considerata adeguata se non è stato compiuto alcuno sforzo per identificare chi ha commissionato e pagato per l’uccisione”.

Secondo la Corte di Strasburgo  “apparentemente le autorità hanno seguito una sola pista, legata ad un uomo d’affari residente a Londra, B. B. (Boris Berezovsky, ndr), morto nel 2013, senza tuttavia fornire alcun documento del fascicolo, dettagli sulle richieste d’aiuto internazionale, o i passi compiuti per fare luce, dopo la sua morte, sul ruolo che avrebbe avuto nell’omicidio della giornalista“.

Altra responsabilità è relativa alla mancata spiegazione da parte del governo russo sul perché le autorità abbiano focalizzato la loro attenzione su una singola linea d’indagine, nonostante lo stesso abbia riconosciuto davanti alla Corte di Strasburgo che “tali omicidi richiedono un approccio poliedrico”.  Ecco perché secondo i giudici della Corte:  “Lo Stato avrebbe dovuto esaminare le accuse della famiglia su un possibile coinvolgimento di ufficiali dei servizi segreti o rappresentanti dell’amministrazione cecena“.