Inquinamento killer. Così muore un bambino su quattro, tra smog e acqua non potabile. Il 92% degli abitanti mondiali non respira aria pulita

Inquinamento killer. Così muore un bambino su quattro, tra smog e acqua non potabile. Il 92% degli abitanti mondiali non respira aria pulita.

Gli ultimi dati sull’inquinamento fanno davvero rabbrividire. Secondo quanto documentato da un rapporto dell’Oms appena reso pubblico, Inheriting a Sustainable World: Atlas on Children’s Health and the Environment, e pubblicato in Italia da Repubblica, ogni anno 1,7 milioni di bambini sotto i cinque anni muoiono perché costretti a respirare un’aria insana o a bere acqua non potabile. Vite che si potrebbero salvare applicando norme igieniche adeguate.

Tutti i Paesi, secondo quanto denuncia ancora il rapporto, pagano il costo dei ritardi nella legislazione a difesa dell’ambiente e della salute. Solo otto persone su 100 possono inspirare tranquillamente sapendo che l’aria che entra nel loro corpo è pulita: gli altri, il 92% degli abitanti di tutto il pianeta, respirano aria inquinata, spesso resa tale dalle polveri sottili, uno degli inquinanti più pericolosi. Ma i bambini, sottolinea Margaret Chan, direttore generale dell’Oms, sono particolarmente esposti: “Un ambiente inquinato è letale in particolare per i bambini più piccoli. I loro organi e il loro sistema immunitario sono in via di sviluppo e le dimensioni più ridotte li rendono particolarmente vulnerabili”.

Le cinque principali cause di morte per i bambini con meno di cinque anni sono: infezioni respiratorie determinate dall’inquinamento dell’aria all’interno e all’esterno delle case e dal fumo passivo (uccidono 570 mila bambini l’anno); la diarrea causata dalla mancanza di disponibilità di acqua pulita e di servizi igienici affidabili (361 mila vittime); decessi nel primo mese di vita, dovuti a condizioni che potrebbero essere evitate grazie a strutture sanitarie adeguate; la malaria (200 mila morti) che potrebbe essere contenuta con azioni di contrasto più efficaci; lesioni involontarie attribuibili all’ambiente, come avvelenamenti, cadute e annegamenti (200 mila vittime).