Italia in saldo pure all’estero. Enel si ritira dal Portogallo. La controllata delle energie rinnovabili fa cassa. Mentre cinesi e arabi comprano noi fuggiamo

Italia in saldo pure all’estero. Enel si ritira dal Portogallo. La controllata delle energie rinnovabili fa cassa. Cinesi e arabi comprano, noi fuggiamo

Non c’è solo l’Italia in svendita, dove arabi, cinesi e tutti i Paesi del mondo si stanno accaparrando per due soldi i gioielli migliori. A impoverirci è anche l’Italia che si ritira dall’estero, cedendo aziende e spazi di mercato acquistati a caro prezzo. Così fa meno notizia, ma l’effetto è identico: diventiamo più marginali. Un Paese in ritirata. L’ultimo di questi abbandoni è targato Enel. Il gruppo elettrico guidato da un anno e mezzo da Francesco Starace con la sua partecipata Enel Green Power ieri ha ceduto tutte le sue attività in Portogallo. Ce ne andiamo, in sostanza, dal mercato più vicino alla spagnola Endesa, comprata da Enel a un prezzo esorbitante, quando il colosso elettrico si espandeva e gettava le basi per diventare un grande player mondiale. Altri tempi. Oggi ci si rimpicciolisce. Anche se non si dice. Mentre Renzi va all’Onu e spaccia l’Italia per grande potenza non è bello far troppa pubblicità sulle ritirate dei nostri campioni industriali.

POCO MARGINE
L’operazione apparentemente è persino lucrosa. Ma mai come in certi casi le apparenze ingannano. Enel Green Power vende infatti tutti i suoi asset in Portogallo, fino a ieri in pancia alla Finerge, per circa 900 milioni. Va beh, si dirà, meglio di niente visto l’enorme indebitamento della capogruppo. In realtà, andando a guardare bene, di tutto questo invetimento alla fine il gruppo italiano potrebbe tirare fuori una minuscola plusvalenza, oggi stimata in 30 milioni. Una montagna di soldi che generano un topolino. Così funziona l’Enel di questi tempi, al di là dei proclami che passa la stampa amica. Per questo ormai da diverse settimane il mercato e gli analisti sono molto guardinghi, in vista dell’imminente presentazione del nuovo piano industriale. Appuntamento al quale Enel si presenta con una bandierina in meno. Per l’amministratore delegato di Enel Green Power, Francesco Venturini, l’azienda esce da un mercato maturo. Ma allo stesso modo sono maturi quasi tutti gli altri mercati. E quindi – a prendere per buona questa spiegazione – Enel Green Power può pure chiudere bottega.

ACQUA ALLA GOLA
La verità è che l’operazione effettuata dalla controllata spagnola di Enel Green Power, che ha venduto alla portoghese First State Wind Energy Investments, è servita a dare ossigeno ai conti del gruppo. Nonostante gli impegni presi con il Governo e in particolare con il Tesoro, che lo hanno nominato, Starace non è riuscito a ridurre l’enorme indebitamento di Enel. Anzi, a dispetto dei tagli (soprattutto in Italia) che certo non contribuiscono a migliorare il quadro economico nel nostro Paese, nell’ultima trimestrale il debito è salito da 39,4 a 39,8 miliardi. Un dato davvero poco spiegabile, che può trovare però giustificazione in una serie di insuccessi, a partire dalla scarsa adeguatezza della riorganizzazione generale disposta dal capo dell’Enel in Italia, Carlo Tamburi.