Italia a rischio idrogeologico. E frana pure la burocrazia. Lo Stato stanzia miliardi contro le frane. Ma gli enti hanno speso solo il 9% delle risorse

Prevenire, si dice, è meglio che curare. Peccato però che in Italia si preferisca agire solo a danno fatto piuttosto che prevenire. E così capita che, per quanto riguarda il gravoso problema del rischio idrogeologico che da Nord a Sud tocca tutta la penisola, siano stati spesi negli ultimi 20 anni qualcosa come 52 miliardi di euro per disastri derivanti da situazioni di dissesto. Una cifra colossale se si pensa che, secondo gli ultimi dati Ispra (Istituto Superiore per la Ricerca e Protezione Ambientale), basterebbero “solo” 44 miliardi per la sistemazione complessiva dei dissesti sull’intero territorio.

SOLDI NEL CASSETTO
Eppure i soldi da spendere ci sarebbero pure. Il condizionale, però, è d’obbligo dato che, a conti fatti, i fondi stanziati siano rimasti nel cassetto, con la conseguenza che solo pochi progetti, anche se avviati da anni, sono stati portati a termine. A rivelarlo è la Corte dei Conti in una relazione, pubblicata in questi giorni, che passa al setaccio la “gestione degli interventi sia per la programmazione attivata nel decennio 1998-2008 sia per gli Accordi di programma 2010-2011”, sottoscritti dal ministero dell’Ambiente con i soggetti attuatori delle varie regioni. Il bilancio è a dir poco fallimentare. Secondo quanto rivelato dai magistrati contabili, gli interventi programmati sarebbero dovuti essere 1621. Se tutti fossero arrivati al termine, probabilmente, gran parte degli incidenti dovuti a frane o smottamenti non si sarebbero verificati. Purtroppo, però, solo una minima parte (317) sono stati conclusi. In soldoni, parliamo di 200 milioni concretamente impiegati, a fronte di un finanziamento complessivo di 2,1 miliardi di euro. Ma non è finita qui. Secondo il monitoraggio della Corte, infatti, risultano ancora in esecuzione 608 interventi (per 787 milioni) e in progettazione 489 lavori (per 766 milioni). Ma al peggio non c’è mai fine. E allora ecco che ben 207 interventi (per un importo di 364 milioni) non sono mai stati nemmeno avviati. Insomma, a conti fatti solo il 9,47%delle risorse a disposizione è concretamente servita per progetti poi portati a termine.

DISASTRI REGIONALI
Ma non finisce qui. Ecco l’inverosimile. In alcune regioni si registrano percentuali incredibilmente alte per lavori non ancora avviati. In Calabria, per dire, addirittura il 53,41% dei lavori non è mai nemmeno partito. Né va meglio se analizziamo gli interventi fermi alla progettazione: in Campania sono l’88%, in Veneto e in Friuli il 68, in Abruzzo il 60.

BUROCRAZIA ASSASSINA
Insomma, un fallimento. Dietro il quale si nascondono pesantissime responsabilità, tutte imputabili alla macchina burocratica italiana. Secondo i magistrati, ad esempio, il coinvolgimento di più soggetti pubblici crea solo caos. Anche perché spesso si ritrovano ad essere “non dialoganti e/o in contrapposizione”. Dalle gestioni commissariali agli uffici regionali fino alle amministrazioni centrali. Una gestione, insomma, che è proprio il caso di dire, fa acqua da tutte le parti.