La battaglia sbagliata al contante. Banconote uguale mafia: riecco la balla spaziale

Anche quest’anno la solita, noiosa polemica sul contante e sull’evasione fiscale. Si parte dalla prossima finanziaria, che dovrebbe contenere una “voluntary disclosure 2”, cioè la possibilità di regolarizzare patrimoni all’estero detenuti in evasione di imposta. Non intendo affatto entrare nel merito politico e morale di questa misura che il Governo intende adottare, mentre non posso non segnalare un errore di approccio che continua a essere compiuto quando si parla di sommerso, capitali mafiosi, economia criminale. Il contante dovrebbe essere tendenzialmente utilizzato più dagli evasori fiscali che dalle imprese criminali. È lapalissiano infatti notare come l’impresa mafiosa tenda ad integrarsi nel mercato ufficiale, e non possa non farlo che attraverso operazioni di reinvestimento di capitali provenienti da delitto. È il classico “riciclaggio”, che si può fare, a meno di non essere degli incompetenti in contabilità, solamente con operazioni tracciabili e non sospettabili. Il contante lo sarebbe troppo, per cui le mafie hanno da tempo iniziato ad utilizzare strumenti alternativi.

Tra questi strumenti alternativi, servendosi di colletti bianchi e teste di paglia, ci sono la creazione di società fittizie o l’acquisto di vere, facendo passare denaro a fronte di transazioni e contratti fatturati e regolarizzati. L’evasione fiscale si realizza invece quando il denaro viene sì trasferito, ma a fronte di mancata fatturazione o scontrinaggio, oppure con fatture false per operazioni inesistenti. D’altronde, i reati fiscali sono previsti da una legge dello Stato (n.74/2000) che chiunque può consultare, senza trovarci mai la parola “contante”. In Italia si utilizza molto contante, e questo fa parte della nostra tradizione giuridica ed economica ; non vedo perché la spendita di moneta di conto, ufficialmente emessa dalla Banca centrale europea (compresi gli straordinari pezzi da 500, questi, semmai, da censurare!) debba costituire, nei ragionamenti dei benpensanti di turno, una presunzione assoluta di un Paese pieno di evasori fiscali e corrotti.

CONTROLLI ADEGUATI
Tra l’altro, per le banche è più facile segnalare alla Uif operazioni in contante anomale rispetto al profilo patrimoniale e reddituale del cliente al posto di un bonifico o di un utilizzo di carta di credito. Ecco, chi vuole fare riciclaggio difficilmente verserà contante; al contrario, l’utilizzo abnorme di moneta cartacea quasi sempre si associa (dati ufficiali) a mancate fatturazioni. Le banche hanno segnalato come sospette il 26,3% di operazioni in contante sul totale di quelle effettuate ai loro sportelli nel 2015. Al secondo posto dopo i bonifici nazionali (32,9%), ritenuti – per l’appunto – più anomali. E con la voluntary disclosure è difficile che rientrino perciò capitali mafiosi.

PROCURE IN ALLERTA
Le norme sulla voluntary prevedono lo screening antiriciclaggio sui capitali, altro che riciclaggio di Stato. Anche perché le banche e i liberi professionisti dovranno applicare le regole previste dal d.lgs 231/2007, ossia la verifica adeguata dello scopo e natura dell’operazione ed eventualmente segnalare alla Uif (tante lo sono state con la voluntary precedente) operazioni ritenute sospette (rientri o regolarizzazioni da Paesi particolarmente non collaborativi o di valore sproporzionato rispetto allo standing degli aderenti).

BERLINO SPENDE DI PIÙ
Sempre per tranquillizzare che sta parlando impropriamente di un regalo del Governo alla criminalità, deve ricordarsi che le domande di adesione alla voluntary verranno esaminate dall’Agenzia delle entrate e dalle Procure della Repubblica. Se i capitali fossero di origine mafiosa, la sanatoria non funzionerebbe e verrebbero fatti oggetto di sequestro. I reati coperti sono solo quelli fiscali, laddove però non scaturiti da crimini più gravi. Le nostre autorità di vigilanza sono più che preparate ad individuare somme sospette. Si pensi che in Germania, ad esempio, gira molto più contante che da noi, e l’evasione è circa la metà di quella italiana. Ma nella civile Germania non esiste il reato di associazione mafiosa.

Ranieri Razzante
Direttore Osservatorio
sul Riciclaggio
e Finanziamento del terrorismo Fondazione Bruno Visentini