La corsa allo spreco coi fondi europei e regionali. Tra fiere e sagre, da Nord a Sud è un mangia mangia infinito

Dallo stoccafisso allo scazzatiello. E poi fagioli, albicocche, castagne. Benvenuti nel mondo delle sagra finanziata con i fondi europei o regionali.

Chissà quanti saranno andati alla Sagra del Mare di Procida ad agosto. Chi ha avuto questa fortuna, avrà sicuramente apprezzato pepate di cozze, pizzette d’alghe, frittura mista di pesce e primi piatti cucinati, come si legge sul sito ufficiale, “dai nostri ristoratori Flegrei”. Una sagra, insomma, di alto livello. E non c’erano dubbi considerando che a pagarla siamo stati anche noi. Secondo quanto riporta la banca dati di OpenCoesione che monitora la gestione dei fondi europei, per l’evento sono stati stanziati 250mila euro.

PIATTO RICCO – Benvenuti nel glorioso mondo delle sagre e fiere pagate con i fondi pubblici più disparati. A cominciare, appunto, da quelli provenienti da Bruxelles. I casi sono ovviamente tanti. Curioso, ad esempio, che con i fondi Ue in passato si sia finanziata la sagra del pecorino dop: 27mila euro destinati a Filiano, paesino di tremila abitanti in provincia di Potenza. Un po’ meno è andato a Sarconi, dove con i 18mila euro di Bruxelles è stato possibile organizzare la sagra del fagiolo. Interessante peraltro che questo finanziamento, stando alla banca dati, rientri nel capitolo sulla “agenda digitale”. Fagiolo 2.0, diciamo. Ma non basta. Perché di mance ne spuntano a iosa. Si va dai 5mila euro destinati alla sagra della castagna del comune di Tramutola (Potenza) ai 2mila per la sagra della salsiccia di Cancellara (Matera), senza dimenticare Longubucco (Cosenza), dove in passato è stato possibile celebrare il palio dell’Assunta e la sagra del castrato grazie ai 10mila euro del fondo Por 2007/2013. E poi ovviamente c’è il capitolo fiere, come quella sull’artigianato di Palermo: 700mila euro nel 2015. Ma con i fondi Ue c’è stato anche chi ha pensato a farsi pubblicità. L’Umbria, ad esempio, ha usato fondi Ue per comprare pagine nel catalogo della fiera sul turismo di Stoccarda.

GRASSI CARROZZONI  – Ma non è finita qui. Spesso, infatti, sono le direttamente Regioni a pagare (e profumatamente) per l’organizzazione di fiere ed eventi. Un modo come un altro per dare quel prezioso contentino da sfruttare poi in ottica elettorale. Qualche esempio? Presto detto. La Regione Campania proprio in questi giorni ha finanziato una serie di eventi, tra cui la Sagra di Nardantuono (130mila euro), la rassegna di zampogne di Polla (49mila euro), la Sagra dello scazzatiello (il cavatello) ad Aquara, cui arriveranno 40mila euro. Per non parlare, ancora, di San Gregorio Magno, patria della senatrice Pd Angelica Saggese, dove arriveranno 40 mila euro per i Baccanalia. Storia simile anche in Calabria. La Regione di Mario Oliverio ha deciso di spendere la bellezza di 5,8 milioni quest’anno per finanziare a pioggia una serie di eventi e sagre. In tutto sono ben 76. Si va dalle melanzane alle zeppole, fino alla ‘nduja. A Scalea, solo per fare qualche esempio, arriveranno 30mila euro per il Festival degli scacchi, mentre per la festa dello stocco di Cittanova (Reggio Calabria), uno dei più grandi eventi nazionali per gli amanti dello stoccafisso, arriveranno 67mila euro. Piccola curiosità: Cittanova è la patria di Francesco D’Agostino, proprietario dell’azienda Stocco&Stocco che organizza la sagra ed ex vicepresidente del consiglio regionale, prima che si autosospendesse dopo un’inchiesta che lo avvicina alla cosca Raso. Fa niente: l’importante è che c’è lo stoccafisso.

Tw: @CarmineGazzanni