La crisi tocca pure la mafia: il pizzo si fa a rate

di Clemente Pistilli

La crisi colpisce proprio tutti. Mafiosi compresi. Gli italiani sono disperati e gli imprenditori costantemente in rosso. Un’occasione per i clan, che riciclando capitali sporchi inquinano il mercato. E allo stesso tempo un problema, tanto che Cosa Nostra è finita a mettere a rate gli estorti e ad abbassare le pretese sul pizzo. Anche questo è un aspetto delle difficoltà economiche che investono il Paese, analizzato dalla Dia e illustrato in Parlamento dal ministro dell’interno, Angelino Alfano, che ha presentato la relazione sull’attività compiuta dalla Direzione investigativa antimafia nei primi sei mesi di quest’anno, la fotografia più aggiornata del business criminale nella penisola.

Siciliani in affanno
A sentire di più il peso della crisi economica e a riuscire a sfruttarla poco per fare ricchi affari è Cosa Nostra. La Dia sostiene che le difficoltà economiche italiane hanno costretto le famiglie mafiose a modificare le strategie sull’impiego delle loro risorse, tornando a dedicarsi soprattutto ai traffici di droga, avendo problemi a mantenere i detenuti e i parenti di quest’ultimi ed essendo costrette a chiedere cifre più modeste agli imprenditori a cui impongono il pizzo, arrivando anche a metterli a rate. In generale, per l’Antimafia, Cosa Nostra è poi in “perdurante affanno”, costretta a rivedere assetti e catena di comando e a tenere in piedi alleanze sempre più fragili, mantenendo soltanto una grande disponibilità di capitali da riciclare e collegamenti con mafiosi statunitensi e canadesi.

Calabresi internazionali
Ad avere più peso all’estero sarebbe invece sempre la ‘ndrangheta, l’organizzazione mafiosa più pericolosa d’Italia, impegnata sempre più a infiltrarsi negli enti locali. Rilevanti sono considerati gli affari delle ‘ndrine con imprenditori spagnoli. Grazie a un intreccio di società, i clan stanno reinvestendo enormi somme di denaro nella realizzazione di complessi immobiliari destinati al settore turistico-residenziale. La Dia, inoltre, ha lanciato l’allarme sul Lazio: “Rileva l’interesse del sodalizio ad espandere i propri interessi nel Lazio, con il tentativo di coinvolgere esponenti politici regionali in uno scenario corruttivo rivolto all’acquisizione di commesse in cambio di appoggi elettorali”. La ‘ndrangheta, infine, ha intensificato i propri legami a livello internazionale.

Campania amara
Un quadro come sempre complesso è invece quello della camorra, impegnata in Campania e non solo a infiltrarsi in diversi ambiti economici, con un “incremento dei costi a carico dei cittadini per la fruizione di determinati servizi”. I clan campani operano ormai in tutta Italia e sono particolarmente interessati al settore dello smaltimento dei rifiuti e a quello del gioco d’azzardo. A preoccupare in generale di più la Dia è però proprio il riflesso che l’attività delle mafie ha sull’economia: “Le imprese mafiose irrompono sul mercato con una disponibilità di risorse che, nello scorcio attuale caratterizzato da una crisi economica di sistema, le rende competitori imbattibili”. Un business che i clan cercano di espandere appoggiandosi alla politica e mettendo le mani anche sulla sanità, l’energia alternativa, il gioco online e la cantieristica navale.