La cultura è morta, viva la cultura. Agon ellenico e spirito dionisiaco nella società del 2.0. Da venerdì via al Festival della Filosofia di Modena

Letteratura e filosofia possono ancora dire tanto. A Modena parte il Festival della Filosofia. E a Roma chiude la kermesse sulla letteratura ebraica.

Chi l’ha detto che letteratura e filosofia, nell’epoca del 2.0, non possano ancora dire la propria. Il tramonto dell’Occidente, per dirla con George Simmel, non è arrivato. La Cultura non ha esalato l’ultimo suo respito: vive e lotta in mezzo a noi. Per noi. Al passo con i tempi, tenendo ferme le redini della tradizione, ma guardando – questo sì – al futuro. Una sfida, certamente. Colta in pieno, però, da letteratura e filosofia. Ed ecco allora che non è casuale il tema scelto quest’anno per il Festival della Filosofia che si terrà a Modena, Carpi e Sassuolo questo fine settimana (da venerdì 16 a domenica 18 settembre). Tutto ruoterà intorno all’agonismo, nella sua accezione più classica, l’àgon ellenico, ma plasmato anche sulle nuove sfide che si pongono oggi, dinanzi all’uomo. Un concetto, d’altronde, che tanti, nel corso della storia del pensiero, hanno fatto proprio. Friedrich Nietzsche l’ha ripreso nella sua nota distinzione tra spirito apollineo (tenue, ordinato, armonico, neoclassico) e spirito dionisiaco, irruento, irrazionale, orgiastico. Propriamente umano. Fino ad arrivare a Jean-Paul Sartre che, in linea con il teorico dell’oltre-uomo, scrive in Essere e Nulla: “Il conflitto è il senso originario dell’essere-per-altri”. Ergo: è ciò che distingue la sua essenza, il suo esser-ci (per dirla con Heidegger).

IL PROGRAMMA – Ed ecco allora che l’agonismo assume tutta la sua pregnanza, specie oggi, con le tante sfide che si pongono dinanzi all’uomo, apparantemente divorato da una società tecnocratica e spesso amorale. Non è un caso che, tra gli ospiti, ci sarà anche Gregorio Paltrinieri, medaglia d’oro alle Olimpiadi di Rio, che venerdì sera verrà intervistato a Carpi. E poi spazio alle lezioni magistrali di Eva Cantarella, la più grande storica dell’età classica, di Enrico Berti, il più eminente studioso di Platone. Due chiavi, quella storica e quella filosofica, per fare il punto su quell’agon che ha reso la cultura ellenica ancora oggi un punto di riferimento. Un punto di riferimento anche per le sfide attuali. Politiche, culturali, etiche. E non è un caso che nella tre giorni si potrà assistere a lectiones tenute da Michela Marzano che tanto si è occupata di cultura di genere, dal padre della società liquida, Zygmunt Bauman, che illustrerà la competizione, sempre attuale, tra natura e cultura. E poi, ancora, Marc Augé, Umberto Galimberti, Massimo Cacciari, ma anche il tedesco Peter Sloterdijk, uno dei più grandi studiosi di estetica, che terrà, non a caso, una lectio magistralis sugli esercizi sportivi.

CABBALÀ – E per un Festival che apre i battenti, un altro li chiude. E, restando in tema, può festeggiare la sua personalissima sfida. A Roma stasera chiuderà infatti il Festival della Letteratura ebraica. Quest’anno centrale è stato il tema della “Notte della Cabbalà” ed i suoi misteri esoterici che si amalgamano in modo indissolubile con la scienza. Non a caso, tra i tanti eventi, si è parlato con Vito Volterra del “coraggio della scienza” e, poi, anche della sfida tra etica e bioetica. Un mix paradossale. Certo. Com’è però paradossale l’uomo. Apollineo e dionisiaco insieme. Ieri, come oggi.

Tw: @CarmineGazzanni