La doppia disfatta del Brasile

Di Enrico Currò per Repubblica

Adesso la disfatta per il Brasile è completa. Dopo il Mineiraço, ecco il Bovespaço. Secondo i calcoli degli esperti, il Mondiale non è stato un flop soltanto per la Seleçaõ di Scolari, ma anche per l’economia del paese. E le ripercussioni si vedranno presto sulla Bovespa, la borsa di San Paolo, la più importante del Sudamerica. I numeri sono stati diffusi dagli uffici studi dei principali istituti di credito internazionali.

Brasil 2014 risulta il Mondiale più caro della storia, con una spesa complessiva di 11.754 milioni di dollari, quasi il doppio rispetto alla stima iniziale di 6 miliardi di dollari e in larga parte a carico dei contribuenti, che avranno tuttavia in cambio pochi benefici: soltanto 44 delle 90 opere pubbliche connesse alla Copa sono infatti state già ultimate e la maggior parte dei posti di lavoro creati dalla manifestazione si esaurirà in meno di tre mesi.

Il record per lo stadio che è costato di più spetta al Mané Garrincha di Brasilia: 635 milioni di dollari. San Paolo è la città che ha ottenuto più finanziamenti: 2152 milioni, di cui 372 investiti nella costruzione dell’Arena Corinthians. La vera vincitrice del Mondiale, dal punto di vista finanziario, è ancora una volta la Fifa e gli sponsor, i cui guadagni lordi – frutto dei diritti televisivi e della commercializzazione dei prodotti ufficiali – sfiorerebbero il 95% del dato complessivo.

Sorridono parzialmente anche albergatori, ristoratori e agenzie di viaggi, anche se il turismo, durante la manifestazione, ha avuto un incremento inferiore alle previsioni. Di sicuro questa è l’edizione col maggiore fatturato: quasi 4.900 milioni, cifra che supera largamente sia Germania 2006 (2700 milioni) sia Sudafrica 2010 (3200). Ma l’agenzia Moody’s sostiene che l’impatto sull’economia brasiliana sarà “ridotto e poco duraturo”, mentre peseranno l’interruzione del traffico e la perdita di giorni lavorativi.

La banca svizzera Ubs parla di conseguenze “per la produzione industriale, per la bilancia dei pagamenti e per l’inflazione”. Uno studio della Fondazione Getulio Vargas e di Ernst & Young stima che soltanto 10.161 milioni di dollari siano stati direttamente investiti nell’adeguamento delle infrastrutture, che in Brasile resta un problema enorme, e Ubs sottolinea che ne hanno beneficiato soltanto alcune aree del paese.

La possibilità di migliorare le città che ospitano le gare è il motivo principale per il quale i governi generalmente si candidano all’organizzazione delle grandi manifestazioni sportive. Ma il flop è di solito altrettanto garantito, a partire da quello celebre delle Olimpiadi di Montreal nel 1976: per 30 anni il Canada fu costretto a pagare il debito contratto per finanziare i Giochi.

E’ andata male anche due anni fa a Londra: Saxo Bank certifica una perdita di 24 mila milioni per il Regno Unito. Al Mondiale sudafricano arrivarono soltanto 90 mila turisti, 230 mila in meno di quelli attesi e la spesa di 40 mila milioni non fu compensata dagli introiti, poco più di un terzo. In Germania, nel 2006, le perdite furono di circa 1500 milioni e per l’Europeo di Polonia e Ucraina gli introiti, di 2 mila milioni, non arrivarono nemmeno lontanamente ai 25 mila milioni spesi.