La grande abbuffata italiana del Dragone. Pirelli ultimo boccone di un menù che comprende pure Snam, Terna, Ansaldo e mezza Piazza Affari

di Stefano Sansonetti

Pirelli, tra qualche tempo, sarà soltanto l’ultimo boccone. In realtà la campagna acquisti cinese, in Italia, va avanti da tempo. Al punto che oggi il portafoglio di Pechino risulta imbottito di decine di partecipazioni. Alcune di queste, tra l’altro, in aziende italiane a dir poco strategiche. L’ultima novità in ordine di tempo è il già pianificato ingresso del colosso chimico China National Chemical Corporation nel gruppo Pirelli di Marco Tronchetti Provera. Ieri la trattativa è stata confermata e dovrebbe portare la holding Camfim a cedere a una società di nuova costituzione il 26,2% oggi detenuto nella società degli pneumatici (che ora vale 1,8 miliardi). Proprio nel nuovo veicolo dovrebbe entrare la società chimica cinese. Ma è solo l’ultimo assalto. Non più che qualche mese fa, per esempio, il Dragone ha messo a segno quello che finora è il vero “colpo” in Italia. Per 2,1 miliardi di euro, infatti, ha rilevato dalla pubblica Cassa Depositi e Prestiti il 35% di Cdp Reti, la scatola che custodisce il 30% di Snam e Terna, ovvero i gestori di asset strategici come le reti di trasmissione del gas e dell’energia elettrica. Il tutto, naturalmente, condito dalla presenza cinese nei vari consigli di amministrazione.

IL PERIMETRO
La musica non cambia molto se si va a pescare nell’ex galassia di Finmeccanica. Nel 2014, dopo averla rilevata proprio dal gruppo italiano dell’aerospazio, il Fondo strategico della Cassa Depositi e Prestiti ha venduto per 400 milioni ai cinesi di Shanghai Electric il 40% fino a quel momento detenuto in Ansaldo Energia, gruppo che produce centrali elettriche. Sempre nel Belpaese, poi, c’è una storica partecipazione del Dragone in una società della moda. In questo caso al centro della scena c’è il magnate cinese Peter Woo Kwong Ching, che dagli elenchi Consob relativi alle partecipazioni rilevanti nelle società quotate è accreditato di un 6% nel capitale di Ferragamo. Senza contare che l’operatore cinese che probabilmente detiene il maggior numero di partecipazioni a piazza Affari e la People’s bank of China. Anche qui per orientarsi può essere utile consultare gli ultimi aggiornamenti degli elenchi Consob relativi alle partecipazioni rilevanti. Ebbene, la “Banca del popolo” cinese oggi vanta il 2,08% in Telecom Italia, l’1,99% in Mediobanca (leggermente sceso rispetto al precedente 2%), il 2,1% in Eni, il 2,07% in Enel, il 2,01% in Prysmian, il 2,03% in Saipem, il 2,01% in Terna.

LA LISTA
Come si vede si tratta di un elenco a dir poco fitto di partecipazioni che spaziano dalla telefonia agli idrocarburi, dall’ingegneria ai cavi, dalla finanza all’energia. E il bottino cinese, almeno negli ultimi mesi, sarebbe potuto risultare anche più cospicuo se Finmeccanica avesse optato per la cessione delle partecipazioni in Ansaldo Breda (trasporti) e Ansaldo Sts (segnalamento ferroviario) al gruppo cinese Insigma. Il quale, però, alla fine è stato bruciato dai giapponesi di Hitachi, che si sono portati a casa le due partecipate di Finmeccanica per 810 milioni di euro. Ciò non toglie, però, che la presenza del Dragone in Italia negli anni più recenti sia cresciuta in modo costante. E chissà che dopo Pirelli non siano in serbo altre sorprese.

Twitter: @SSansonetti