La guerra al terrore senza uomini e mezzi. L’allarme della Polizia: non vendiamo illusioni. Troppi i tagli

L’Italia è il prossimo bersaglio del terrorismo. I segnali ci sono tutti, ma la nostra difesa per ora è tutta a chiacchiere. Il ministro dell’Interno promette piani nazionali, più vigilanza e intelligence. Ma con che mezzi? “Siamo impreparati, non c’è niente da fare. Perché il terrorismo si combatte a partire dalle frontiere e qui ci fanno becchi persino gli scafisti. Figuriamoci chi può approdare ben addestrato per compiere un’azione militare”, spiega a La Notizia Gianni Tonelli, segretario del Sap (Sindacato Autonomo di Polizia). “Quello che è accaduto in Francia è figlio di una falla. In Italia questi flussi migratori vanno gestiti con più parsimonia”, afferma, “perché far entrare 170mila persone in un clima di deregulation non serve a nessuno. Basti pensare a quanti scafisti abbiamo arrestato. E se non prendiamo questi signori, figuriamoci i terroristi.”

LE COLPE
Sbarchi nel mirino, dunque. “Si sono commessi degli errori in precedenza”, sottolinea Tonelli, “sotto la bandiera dell’integrazione. Non dico che l’immigrazione non ci possa essere, ma noi i profughi li dobbiamo controllare. Basti pensare che in America c’è un senso di appartenenza alla comunità straordinario. Noi, invece, pretendiamo di doverli integrare senza dovergli insegnare il senso di appartenenza, ma frustrandoli in quello che è la nostra identità culturale.” C’è poi l’allarme su un possibile attacco dello Stato Islamico all’Italia: ”Non mi sembra che ci sia da stare tranquilli”, afferma il segretario Sap. “È anche vero che non bisogna lanciar degli allarmismi. Ma è ora, però, che il Governo si decida a porre rimedio a tutti i tagli e a tutti i disastri che ha combinato nell’apparato della sicurezza. Basti pensare che mancano 18mila unità solo nella polizia di stato e 40mila in tutte le forze di polizia. A Roma c’è una volante ogni 150mila abitanti. I quartieri periferici sono abbandonati a se stessi.” Insomma, c’è da essere preoccupati. Anche perché tutti i mezzi, come le volanti o gli uomini stessi, sono stati tagliati. Una situazione al collasso, che per riprendersi ha bisogno di personale, risorse e professionalità. “E pure di corsi per l’antiterrorismo adeguati, anche se non ci sono più i soldi per le divise” ammette con un sorriso amaro Tonelli.

I COSTI
Certo, perché “fare i concorsi costa, fare formazione costa. Le persone vanno selezionate e formate. In un organico attuale di 95 mila unità dovrebbero essere circa 50 mila i dirigenti, ma manca il 50% di ispettori e sovrintendenti perché non ci sono i soldi per fare i concorsi e i corsi di formazione. Secondo Tonelli, “bisogna annullare i disastri che negli ultimi 10 anni sono stati fatti e promuovere una riforma dell’apparato della sicurezza con un’unificazione parziale delle forze di polizia. Lo devono fare per decreto. Il resto sono tutte chiacchere”. “La politica deve avere il coraggio”, conclude Tonelli”, “di avviare le riforme tagliando quei privilegi che cercano di evitare qualsiasi tipo di riforma nascondendosi dietro falsi campanilismi che sono come guerre di religione. Quindi, l’allarme terrorismo c’è. Purtroppo siamo in una guerra. La Polizia di Stato è disposta a qualsiasi sacrificio pur di vincerla, ma bisogna metterli in condizione di farlo”.