La macchina del fango si abbatte su Alemanno. La Procura di Roma annuncia una rogatoria in Argentina per i presunti soldi all’estero. Ma la notizia era uscita mesi fa

La notizia fa sicuramente colpo e alcuni giornali la mettono in evidenza: la Procura di Roma ha chiesto una rogatoria internazionale per verificare se l’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno, abbia portato soldi in Argentina. Non bisogna essere lettori troppo attenti (spesso nemmeno i giornalisti lo sono) per ricordarsi che però la stessa rogatoria era stata annunciata dalla stessa Procura (e ampiamente diffusa sui giornali) il 10 dicembre scorso. Quella uscita ieri è in sostanza una non notizia. Strano segnale, che rimarca come ci sia qualcuno che sta montando il clamore mediatico per sostenere una parte dell’inchiesta su Mafia Capitale basata solo sulle millanterie al telefono di un avversario politico di Alemanno. Delle presunte valige piene di soldi parla infatti Luca Odevaine, l’ex vice capo di gabinetto dell’allora sindaco capitolino Walter Veltroni.

INCHIESTE A OROLOGERIA
Ben venga allora un’iniziativa giudiziaria, ha ribadito Alemanno, spiegando che forse è l’unico modo per impedire che questa accusa continui a gettargli addosso fango. Un tiro al bersaglio dove nel mirino c’è l’ex sindaco, che risulta indagato ma sta in libertà, mentre la pallottola usata è Odevaine che invece sta in carcere.

INCONGRUENZE
E dire che di incongruenze nel racconto proprio di Odevaine ce ne sono molte. La storia che Alemanno abbia passato i varchi in aeroporto insieme al figlio (all’epoca minorenne) con le valige piene di soldi è impossibile in quanto il sindaco si recò in Argentina dal 2 al 5 gennaio 2012, mentre il figlio era partito alcuni giorni prima con la madre e un folto gruppo di amici. I viaggi riferiti sempre da Odevaine, inoltre, sarebbero quattro mentre in realtà Alemanno è stato in Argentina solo in quesi primi giorni del 2012 (e in precedenza circa venti anni fa, prima di assumere ruoli politici di primo piano). Sulla vicenda, peraltro, era intervenuta con un comunicato la stessa Procura di Roma negando l’esistenza di riscontri alle affermazioni di Odevaine. Se poi tutto questo non fosse bastato, a testimoniare il carattere turistico del viaggio di Alemanno in Argentina nel periodo in cui era sindaco è stato pubblicamente anche il direttore di questo giornale Gaetano Pedullà, presente nella circostanza. La storia si ridurrebbe dunque a una bolla di sapone, ma è emblematica di come funzioni nel nostro Paese la macchina del fango. Un gioco al massacro che usa la magistratura per tirare fuori le notizie a orologeria. Sembra così poco casuale che la vicenda – malgrado fosse arcinote – sia saltata fuori proprio a ridosso di una manifestazione politica organizzata dalla moglie di Alemanno per aggregare la destra italiana. Se non è abuso della giustizia a orologeria questo…