La mafia torna a sparare a Palermo. Ucciso il boss di Cosa nostra, Giuseppe Dainotti. Era finito in una lista di “condannati” del clan Porta Nuova

La mafia torna a sparare a Palermo. È il boss mafioso Giuseppe Dainotti, infatti, l’uomo ucciso questa mattina a colpi di pistola alla testa in via D’Ossuna, nel quartiere Zisa di Palermo. L’uomo era stato scarcerato nel 2014 tra le polemiche dopo una condanna per mafia.

Il boss di Porta Nuova si era scrollato di dosso la pena all’ergastolo usufruendo della legge Carotti che ha commutato il “fine pena mai” in 30 anni di carcere per alcuni nomi eccellenti di Cosa nostra.

Dainotti è stato il factotum del boss Salvatore Cancemi. Nel 2000 entrò in vigore la legge Carotti che aveva disposto la sostituzione dell’ergastolo con la pena di trent’anni. Da qui, dopo una serie incredibile di polemiche e ricorsi, la scarcerazione di Dainotti insieme con Giovanni Matranga, Francesco Mulė e Giulio Di Carlo.

La promessa – Il nome di Dainotti era in una lista di “condanne a morte” programmate dal clan Porta Nuova nel 2014. Una “guerra di mafia” che i carabinieri avevano sventato con un’operazione del 2014. Secondo gli investigatori, dal carcere, il boss Giovanni Di Giacomo avrebbe dato l’ordine al fratello Giuseppe Di Giacomo – ucciso prima di poter portare a termine il compito – di ammazzare alcuni esponenti mafiosi che si stavano organizzando per assumere il comando del mandamento dopo l’arresto del padrino di Porta Nuova Alessandro D’Ambrogio. Tre i delitti programmati, quattro le vittime destinate a morire. Oltre a quello di Dainotti, gli altri nomi che si fecero erano quelli di Luigi Salerno e dei fratelli Onofrio ed Emanuele Lipari.