La presa in giro sulla casa. Cambia il nome, resta la tassa

di Angelo Perfetti

Ma davvero i nostri politici pensano che il popolo sia costituito da una massa di incapaci di intendere e volere? Possibile non riescano a comprendere che il punto sull’economia domestica per ogni famiglia dello Stivale è costituito dalla pressione fiscale e non da quale nome viene dato ad essa? Realmente credono che la tassa sulla cosa più cara agli italiani, la casa, possa essere digerita se nel frattempo semplicemente gli si cambia nome più volte? La risposta dovrebbe essere no, e invece anche le ultime versioni della legge di Stabilità (che cambia forma più rapidamente di un camaleonte) dicono che la classe politica nostrana pensa di sì. In principio si chiamo Ici (Imposta comunale sugli immobili), poi trasformata in Imu (Imposta municipale unica). Ora l’Imu verrà abolita, ma solo apparentemente. Siamo chiari: lo Stato e i Comuni non possono fare a meno di quei soldi, e dunque il balzello sostanzialmente resterà, ma sul prossimo nome il Parlamento sembra aver aperto un concorso di idee. Trise (Tributo sui servizi), si è detto, divisa in Tasi (Tassa sui servizi indivisibili) e Tari (Tassa sui rifiuti destinata alle imprese). E’ spuntata poi la Tarip (Tassa sui rifiuti, col meccanismo più consumi più paghi). E la Tares (Tributo comunale su rifiuti e servizi). Ma non finisce qui. Dato che con questo florilegio di sigle i cittadini sembrano piuttosto disorientati, ecco la semplificazione, con un nuovo ennesimo nome: Tuc, tributo unico comunale, che sa tanto di “biscotto”. Il tutto va ad aggiungersi ad altre sigle più o meno conosciute ma già imposte sempre sulla casa: l’Irpef, che tutti conoscono, cioè la tassa sui redditi da locazione di immobili, oppure la Tassa di registro, che si applica al momento dell’acquisto di una casa; l’Iva, ovviamente, immancabile su ogni acquisto, e poi la tassa sui passi carrabili per chi avesse un cancello che da sulla strada. E poi ancora altre tasse come la Tefa (contributo provinciale in aggiunta alla Tares), piuttosto che l’imposta ipotecaria. Mattone su mattone viene tutto tassato, e va pure bene. Ma il balletto di nomi sulla presunta abolizione dell’Imu sa tanto di presa in giro.

Muro del Pdl
Maurizio Gasparri (Pdl), vice presidente del Senato, su questo punto non transige: “Non solo va cancellata la tassazione sulle abitazioni principali ma dobbiamo anche impedire che s’introducano nuove tasse. L’allarme lanciato da Confedilizia è serio e sono certo che tutto il Pdl impedirà che imposte di natura patrimoniale colpiscano milioni di famiglie. Una cosa è pagare per i servizi che i Comuni offrono, un’altra – aggiunge – è pagare un’Imu mascherata. Su questo saremo inflessibili. È una vicenda alla quale leghiamo la valutazione complessiva sulla legge di stabilità”.

Gli altri punti
Detto questo, la discussione sulla legge di Stabilità va avanti e vede anche altri orizzonti. Tasse sulla casa, aumento della no tax area, cessione delle spiagge, ridefinizione dello sconto sul costo del lavoro: sono questi i punti caldi su cui è chiamato a discutere il Senato. Il contenuto delle proposte dei diversi partiti, al di là di alcuni punti su cui c’è convergenza, fa presagire alta tensione tra l’impostazione del Pdl, tutta incentrata sulla casa, e quella del Pd, più orientata ad alleggerire le tasse sul lavoro. A far discutere sarà anche la rottamazione delle cartelle esattoriale, una sanatoria, che il relatore del Pdl, Antonio D’Ali ha proposto: darebbe 800 milioni da utilizzare per eliminare il blocco della deindicizzazione delle pensioni medie. «Non ci sono le condizioni», ha detto il ministro dello stesso partito, Maurizio Lupi. Per Fassina “i vincoli di finanza pubblica e soprattutto quelli delle politiche economiche dell’Eurozona rendono irricevibile la richiesta di una terapia shock attraverso la legge di stabilità. Quel che è plausibile, per Fassina, è invece “l’intervento dell’Esecutivo per ridurre le tasse delle famiglie in crisi”. Già, ma toccare le case significa toccare le famiglie.