La protezione civile e quel maxiappalto da 700 milioni, che tutti si augurano non venga mai assegnato

Ovviamente la speranza è che nessuna calamità si abbatta sul territorio. E che non si ripeta più la scena di un imprenditore, come fece Francesco Piscicelli per L’Aquila, che si mette a ridere “pregustando” il lucrosi affari derivanti dall’emergenza. Ma i rischi, per un paese come l’Italia, non sono pochi. Sta di fatto che qualche giorno fa la Protezione Civile ha lanciato un maxiappalto da quasi 700 milioni di euro. Una commessa enorme, tra le più consistenti all’interno di tutta la pubblica amministrazione. Ma la differenza è che la cifra, pur derivata da alcuni calcoli, è per il momento del tutto virtuale. Per essere più chiari i 700 milioni rappresentano il costo massimo dei moduli abitativi d’emergenza che si renderebbero necessari nei prossimi sei anni di fronte a eventi calamitosi. In tutto parliamo di 12 mila moduli, di diversa tipologia in quanto a materiali e capienza. Ma se si prova a fare una media, si scopre che le necessità di sistemazione potrebbero riguardare più di 40 mila persone.
E’ il costo di un rischio, verrebbe da dire, che verosimilmente la Protezione Civile ha calcolato in base alle serie storiche delle calamità che hanno colpito il paese.

La Consip in campo
Il bando di gara, in particolare, è stato predisposto dalla Consip, la società del ministero dell’economia che funge da centrale acquisti per far risparmiare la pubblica amministrazione alle prese con le forniture. Qualche mese fa la Protezione Civile, guidata da Franco Gabrielli, ha firmato una convenzione per far gestire dalla Consip tutta una serie di approvvigionamenti. E il maxiappalto in questione si inserisce proprio in tale perimetro. Dai documenti di gara si apprende che la commessa ha a oggetto “la fornitura massima di 12 mila soluzioni abitative di emergenza”, a cui si aggiungono “le attività di produzione, trasporto fino alle aree per l’insediamento indicate dalle amministrazioni, montaggio, fissaggio della struttura, allacci alle reti di servizio, fornitura di arredi e accessori, pulizia finale dell’alloggio, nonché una serie di servizi preliminari quali il layout dell’insediamento e delle relative urbanizzazioni”.
Per tutto questo, il costo massimo stimato del servizio è di 684 milioni di euro, spalmato sui prossimi sei anni. Per carità, si tratta di un costo massimo, che alla fine potrebe risultare nettamente ridimensionato. Ma dipende dall’entità delle emergenze, che anzi potrebbro presupporre importi anche superiori.
Naturalmente ripetiamo che si tratta di scenari che nessuno si augura. Ma è altrettanto evidente che la storia d’Italia, anche quella più recente (basi pensare a L’Aquila e al sisma dell’Emilia-Romagna), consegna uno scenario ad alto livello di rischio.

Chi paga e quando
I quasi 700 milioni, al momento, sono solo un costo massimo stimato. Si tratta quindi di una cifra eventuale. Come si apprende dalla documentazione predispota dalla Consip in questa fase l’obiettivo è quello di trovare società che offrano moduli abitativi a costi “vantaggiosi”.
Da questo punto di vista i 700 milioni possono essere considerati come una sorta di base d’asta. Gli operatori prescelti sigleranno poi un accordo quadro con la Consip, a valle del quale potranno essere stipulati singoli appalti di fornitura, naturalmente subordinati al verificarsi di un evento calamitoso. A pagare i fornitori, quindi, alla fine sarebbero il dipartimento della protezione civile, i commissari sparsi sul territorio (che sempre dal dipartimento dipendono) e le amministrazioni locali.
Il risvolto “cinico” di tutta la procedura è che i 700 milioni di euro potrebbero rivelarsi una grande frontiera di business per le imprese fornitrici. Nessuno si augura che qualcosa del genere accada. Ma è chiaro che il irschio c’è.

@SSansonetti