La sindrome del tweet colpisce ancora, Salvini ne combina un’altra a Gerusalemme. Definisce gli Hezbollah “terroristi islamici”. Ma la Difesa lo riprende: “Il nostro ruolo è super partes”. Si temono ripercussioni sul contingente italiano in Libano

Il vicepremier Salvini è in visita in Israele

Il vicepremier Matteo Salvini, in visita in queste ore in Israele, ne ha combinata un’altra e, anche questa volta, a scatenare le polemiche è un suo tweet. “Chi vuole la pace, sostiene il diritto all’esistenza ed alla sicurezza di Israele.  Sono appena stato ai confini nord col Libano, dove i terroristi islamici di Hezbollah scavano tunnel e armano missili per attaccare il baluardo della democrazia in questa regione”, ha scritto il ministro nel primo pomeriggio di oggi aggiungendo che “per combattere il terrorismo islamico e riportare pace e stabilità, per un rapporto sempre più stretto fra scuole, università ed imprese, per cooperare in ricerca scientifica e sanitaria, per rinsaldare collaborazione e amicizia fra popolo italiano e popolo israeliano: io ci sono”.

Parole che hanno preoccupato la nostra Difesa. In ambienti del ministero della Difesa e del comando italiano Unifil, ha riferito l’Ansa, è stata espressa “preoccupazione” e anche “imbarazzo” a seguito del tweet di Salvini. “Non vogliamo alzare nessuna polemica – afferma le fonti citate dall’Ansa – ma tali dichiarazioni mettono in evidente difficoltà i nostri uomini impegnati proprio a Sud nella missione Unifil, lungo la blue line. Questo perché il nostro ruolo super partes, vicini a Israele e al popolo libanese, è sempre stato riconosciuto nell’area”.

“Non capisco lo stupore che ho letto su un’agenzia per la definizione di Hezbollah come terroristi islamici”, ha poi commentato il leader della Lega in conferenza stampa da Gerusalemme. “Se si scavano tunnel sotterranei a decine di metri che sconfinano nel territorio israeliano – ha aggiunto il vicepremier -, non penso si faccia per andare a fare la spesa. Sono orgoglioso del sacrificio e del lavoro dei militari presenti non soltanto in Libano, ma a casa mia i terroristi si chiamano terroristi, anche perché ci sono sentenze della Corte europea”.