La solita casta colpisce ancora. Solo tagli minuscoli ai vitalizi dei parlamentari

Solita messa in scena sui vitalizi. Ieri è passata una delibera Pd che produrrà un taglio di 2,4 milioni l'anno: briciole

Alla fine sui vitalizi la montagna ha partorito un topolino. Ieri pomeriggio infatti l’ufficio di presidenza della Camera ha approvato, senza il voto del Movimento 5 Stelle, la proposta di delibera presentata dalla vicepresidente Marina Sereni (Pd) che introduce un contributo di solidarietà per gli assegni maturati dagli ex onorevoli nelle passate legislature. Contributo che sarà applicato su 4 scaglioni a partire dal prossimo 1° maggio: il 10% per quelli compresi tra 70 e 80mila euro lordi l’anno, il 20% fino a 90mila, il 30% fino a 100mila e il 40% per quelli superiori a 100mila. Risparmi stimati: circa 2,4 milioni di euro all’anno, ha calcolato la stessa Sereni, che l’ha etichettata come “una misura di equità e di rigore che incide sui trattamenti più alti dei deputati che percepiscono il vitalizio secondo il vecchio sistema”. Calcolatrice alla mano, si tratta di 7,2 milioni da qui al 2020. Meglio di niente? Mica tanto. Se si va a spulciare nel bilancio, infatti, si scopre che solo nel 2016 per pagare i vitalizi la Camera ha sborsato 135 milioni 360 mila euro, di cui 82 milioni 500 mila per quelli diretti e 25 milioni per quelli di reversibilità. Insomma, la misura assunta ieri sembra più che altro un pannicello caldo, visto anche il fatto che proprio a Montecitorio sono ferme al palo diverse proposte di legge sul tema. Fra le quali c’è pure quella del dem Matteo Richetti, che prevede un ricalcolo contributivo dei vecchi assegni il quale, secondo i dati forniti dal presidente dell’Inps, Tito Boeri, porterebbe a risparmiare 76 milioni l’anno (cifra comprensiva dei vitalizi erogati da Palazzo Madama).

Alla carica – Numeri a parte, quella di ieri è stata, proprio sul tema dei vitalizi, l’ennesima giornata di duro scontro politico. I 5 Stelle hanno disertato il voto in ufficio di presidenza dopo la bocciatura della loro proposta di delibera, in base alla quale i membri dell’attuale Parlamento e quelli eletti in futuro avrebbero avuto un regime pensionistico disciplinato dalle Leggi Dini e Fornero. Nessun intervento sul passato, quindi. Tanto però è bastato a far scoppiare la bagarre, con i pentastellati che prima hanno protestato in Aula mentre era in corso il question time, esponendo cartelli con l’hashtag #sitengonoilprivilegio, poi al primo piano del Palazzo dove era in corso l’ufficio di presidenza e infine in piazza, dove Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista hanno improvvisato un comizio davanti a un gruppo di manifestanti. “La decisione di bocciare la nostra delibera, che mirava ad eliminare il trattamento pensionistico privilegiato dei parlamentari, per renderlo uguale a quello dei comuni cittadini, è indegna e rappresenta l’ennesimo schiaffo agli italiani”, ha attaccato Riccardo Fraccaro, membro 5 Stelle dell’ufficio di presidenza della Camera. “Avevamo proposto un piccolo sacrificio, hanno votato una delibera vergognosa che grida vendetta”, gli ha fatto eco il vicepresidente della Camera: “Dopo questo gesto disperato oggi so che andremo al governo di questo Paese”.

Le reazioni – La dura reazione delle altre forze politiche non si è fatta attendere. La presidente della Camera,Laura Boldrini, ha parlato di “metodi inaccettabili”: della questione si occuperà il 30 marzo l’ufficio di presidenza. “Boldrini anziché chiedere scusa in ginocchio per questo ennesimo sopruso, dopo il salvataggio di Lotti e Minzolini, ha fatto un comunicato usando la neolingua dei partiti dove la verità è menzogna e la menzogna è verita”, ha replicato il Movimento con un post sul blog di Beppe Grillo. Di “comportamenti assurdi e inconcepibili non degni di luoghi istituzionali” ha parlato il capogruppo di Forza Italia, Renato Brunetta. “Neanche gli studenti fanno più così, è costruire la violenza in maniera artificiale”, le parole di Ettore Rosato (Pd). “La proposta del M5S non vale retroattivamente. Quando FdI ha proposto nell’ufficio di presidenza della Camera un emendamento per introdurre la retroattività – ha attaccato Giorgia Meloni – è stato l’unico a votare a favore. Tutti gli altri hanno votato contro o si sono astenuti, compresi i grillini. Ipocriti”.

Twitter: @GiorgioVelardi