L’abbraccio mortale dei poteri forti. Se adesso Aspen e Trilateral voltano le spalle a Letta

di Stefano Sansonetti

 

Si era presentato con credenziali simili a quelle di alcuni suoi predecessori. Caratteristiche che avrebbero dovuto garantirgli l’incondizionato appoggio dei cosiddetti poteri forti internazionali. Con gli ex presidenti del consiglio Mario Monti e Giuliano Amato, infatti, Enrico Letta condivide ambienti internazionali, frequentazioni e pensatoi dove si incrociano lobby e potere. Questo è il contesto in cui, certo non da oggi, si muove il presidente del consiglio. Così, quando ieri è arrivata la notizia della bocciatura della legge di stabilità da parte della Commissione europea, ad alcuni è venuto in mente il concetto di “tradimento”. Magari nell’analisi ci sarà un eccesso di semplificazione, ma l’impressione è stata proprio quella di un abbraccio mortale di quei poteri forti che Letta si è sempre coltivato.

La geografia
Uno dei suoi punti di riferimento è l’Aspen Institute Italia, di cui è stato vicepresidente e socio ordinario. Si tratta di un salotto molto sensibile alle sirene politiche americane, soprattutto quelle del versante “liberal”. Ma nell’Aspen c’è di tutto, da politici a manager pubblici, passando per capi di stato e di governo europei. Al suo interno, tanto per dirne una, siedono come soci proprio Amato e Monti. Letta fa parte anche della Trilateral, il gruppo formalmente di studio fondato nel 1973 dal banchiere David Rockefeller. Il nome del presidente del consiglio incaricato figura nella lista dei componenti del gruppo europeo della Trilateral, insieme a tantissimi ex esponenti di quella Commissione europea che di fatto ha adesso bocciato la legge di stabilità. Nella lista degli ex commissari che con Letta frequentano la Trilateral, tanto per fare qualche esempio, ci sono Franz Fischler, Meglena Kuneva, Erkki Liikanen, Abel Matutes, Peter Sutherland e Antonio Vitorino.

I grandi club
E che dire del gruppo Bilderberg, che con la Trilateral compare spesso e volentieri nelle teorie complottiste? Risulta che nel 2012 Letta abbia partecipato a un meeting “d’elite” in Virginia. Altro elemento: Letta è succeduto ad Amato alla guida della Pontignano Conference, forum italo-britannico in cui si confrontano big della politica e dell’economia dei due paesi. Anche in Italia, però, le frequentazioni di Letta sono a dir poco poliedriche. L’esponente del Pd, tanto per dirne una, siede nel comitato direttivo dello Iai, l’Istituto di affari internazionali, altro think tank che guarda con grande attenzione all’estero sotto la regìa del presidente Stefano Silvestri. Quest’ultimo, ex sottosegretario al ministero della difesa a metà degli anni ‘90, è un consulente e analista molto ascoltato su tutto ciò che riguarda i temi della difesa. Un’altra poltrona, poi, è occupata da Letta nel consiglio di presidenza del Cespi, acronimo che sta per Centro studi politica internazionale. Anche qui la struttura si presenta come un gruppo di studio, un luogo di incontro dove si confrontano idee e sensazioni.

La sorpresa
Insomma, proprio visto tutto questo bendidio di frequentazioni qualcuno ieri si è stupito del brusco stop subìto da Letta. Di più, perché qualcuno ha anche ironicamente ricordato dell’accoglienza che Barack Obama, il presidente Usa, riservò al nostro premier in uno dei recenti incontri, esprimendo parole di elogio per la legge di stabilità che adesso viene stroncata dall’Ue. Si dirà che Obama è americano e non europeo, ma non c’è dubbio che le sue parole nei confronti di Letta erano apparse come una vera e propria investitura davanti alla comunità internazionale. Tutto questo, però, evidentemente ieri non è bastato a superare lo scoglio del giudizio delle istituzioni comunitarie, tra l’altro preoccupate del tragitto parlamentare che sta affrontando la legge di stabilità, con senatori e deputati che a più riprese hanno manifestato l’intenzione di smontarla. E così il solito Olli Rehn, il commissario euopeo agli affari economici, ha pronunciato il suo ennesimo giudizio negativo.