L’anatema di Berlusconi. Chi lo farà decadere se ne pentirà con i figli

di Filippo Conti

Silvio Berlusconi confida nei senatori moderati di Pd e Movimento Cinque Stelle. Cui ieri ha lanciato un appello durante la conferenza stampa dove ha presentato quelle che per lui sono nuove prove per il processo Mediaset. E, alla luce dei nuovi elementi, l’ex premier spera davvero in un rinvio del voto. “Vi chiedo di riflettere nell’intimo della vostra coscienza. Valutate le nuove prove. Non tanto per la mia persona, ma per una questione di democrazia. Non assumetevi una responsabilità che graverebbe per sempre sulle vostre vite e di cui in futuro potreste pentirvi davanti ai vostri figli”, ha detto il Cavaliere. In quello che sembra l’ultimo disperato tentativo di evitare di decadere dal Parlamento. Una lettera scritta di suo pugno ai senatori di Pd e M5S che però difficilmente sarà presa in considerazione da Epifani e Grillo (i suoi l’hanno già rispedita al mittente). Anche se al fronte del rinvio del voto (previsto domani mattina alle 9 e mezza) si aggiungono nuove truppe, come quella di Pier Ferdinando Casini.

La forza della disperazione
Dopo il violento scontro con Giorgio Napolitano, i toni sembrano più soft. L’impressione, però, è quella di un Cav disperato, impegnato a sciabolare contro i mulini a vento. Senza nemmeno un Sancho Panza cui fare affidamento. “Non c’era nessun patto col Quirinale per un mio salvacondotto”, sottolinea Berlusconi. Che poi nega tassativamente anche la fantomatica proposta di Putin sulla nomina ad ambasciatore per godere di un salvacondotto. “Mi viene da ridere…”, dice il Cav, che ieri sera ha avuto ospite a cena a Palazzo Grazioli il leader russo fresco di incontro col Papa. E poi ancora: “Un passo indietro io l’avevo fatto, sono stato costretto a tornare campo per rispondere agli attacchi di sinistra e giudici che vogliono eliminarmi politicamente”.

Niente attacchi ad Alfano
Toni, dicevamo, più soft. Tanto che il Cav ha deciso di non intervenire domani in Aula. “Avevo già scritto il discorso, ma ora…”, butta lì davanti ai cronisti. Semmai farà un saluto ai militanti riuniti in via del Plebiscito. A ogni parlamentare è stato chiesto di organizzare un pullman: difficile che l’obbiettivo venga realizzato, ma saranno comunque tanti. “Sarà una maratona oratoria, non ci saranno cortei e non ci sposteremo verso Palazzo Madama”, spiegano dalla sede di Forza Italia.
Nel partito, nel frattempo, si fanno spallucce di fronte alla scelta di Alfano di non scendere in piazza. “Chi non viene sbaglia, questo è il momento di metterci la faccia”, osserva Daniela Santanché. Anche i suoi toni, però, sono morbidi. Anche lei, come gli altri, ha recepito la direttiva da Palazzo Grazioli: evitare gli attacchi ad Alfano. Nonostante il Cav li consideri traditori, i sondaggi di Swg e quelli di Alessandra Ghisleri gli dicono che con l’arrivo del Ncd le forze di centrodestra sono avanti al centrosinistra. Per questo motivo la linea, confermata anche dagli articoli del Mattinale, è quella di non chiudere la porta ad Alfano & C.
A Palazzo Madama, nel frattempo, dopo un lungo braccio di ferro Paolo Romani (considerato dai falchi troppo dialogante) la spunta su Anna Maria Bernini: sarà lui il capogruppo al posto di Schifani, mentre la senatrice sarà la sua vice. Sarà Romani, domani, a intervenire in Aula. Ma il problema, per il Cav, resta uno solo. Basteranno i toni soft a far rinviare il voto di domani? Il vertice forzista è convinto di no. Quindi ci si prepara alla battaglia. “Stiamo portando i sacchi di sabbia a piazza San Lorenzo in Lucina”, fanno sapere dal partito. Segno che, se mercoledì il Senato voterà la decadenza, gli azzurri passeranno all’opposizione e inizieranno a battagliare su tutto. A cominciare dalla legge di bilancio. L’uscita dalla maggioranza, dunque, è solo rinviata.