Ogni giorno muoiono di lavoro due persone. Statistiche drammatiche quelle diffuse oggi dall’Inail nella relazione annuale riferita al 2017. Sono 617 le vittime accertate (il 58% fuori dall’azienda), mentre le denunce sono state 1.112. Se anche i 34 casi ancora in istruttoria risultassero tutti riconosciuti sul lavoro si arriverebbe a 651 morti con un calo del 2,8% rispetto ai 670 del 2016 e al minimo storico dal 1951.
Dalle statistiche sono emerse 641mila le denunce di infortunio. Un numero che risulta in linea con l’anno precedente. Preoccupante, invece, i primi dati che fanno riferimento all’anno in corso visto che nei primi cinque mesi dell’anno all’Inail sono arrivate 389 denunce di infortunio mortale con un aumento del 3,7% rispetto allo stesso periodo del 2017 (14 casi in più). L’Inail sottolinea che “l’aumento riguarda solo i casi avvenuti in itinere, ovvero nel tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il posto di lavoro (passati da 104 a 118), mentre per quelli occorsi in occasione di lavoro le denunce sono state 271 in entrambi i periodi”.
I dati presentati oggi evidenziano che gli infortuni sul lavoro hanno causato circa 11 milioni di giornate di inabilità con costo a carico dell’Inail: in media 85 giorni per infortuni che hanno provocato menomazione e circa 21 giorni in assenza di menomazione. Andando alle malattie professionali emerge che nel 2017 sono state 58.000, circa 2.200 in meno rispetto al 2016 ma in aumento del 25% rispetto al 2012. Il 65% delle denunce riguarda patologie del sistema osteomuscolare. A fine anno erano in essere 726.000 rendite per inabilità permanente e ai superstiti (-2,56% sul 2016). I dati sono stati commentati dal ministro del Lavoro, Luigi Di Maio: “Lo Stato deve essere all’altezza di affrontare questo eccidio che non ha fine che sono le morti sul lavoro”.