Le donne al potere fanno paura. Kyenge e Biancofiore nel mirino

di Valeria Di Corrado

Si può essere di destra o di sinistra, italiana o di origine straniera, bianca o di colore. Il risultato non cambia. In Italia le donne in politica sembra debbano scontare a tutti i costi il peccato originale del loro sesso. Sono sempre nel mirino, accusate di qualcosa. Attacchi strumentali, dietro i quali si nasconde (e nemmeno troppo bene) il machismo di un Paese che continua a credere che essere “machi” significhi essere “fighi”. Nel frattempo il resto d’Europa corre veloce davanti a noi. Cresce, si evolve, matura… in una sola parola, progredisce. Nel giro di 48 ore si sono susseguiti tre diversi episodi, frutto di altrettante campagne denigratorie nei confronti di donne appena entrate in Parlamento o al Governo: gli insulti razzisti al neoministro Cécile Kyenge, l’inchiesta aperta dalla Procura di Roma sulle minacce di violenza e di morte rivolte via web al presidente della Camera Laura Boldrini e le accuse di omofobia il neosottosegretario alle Pari Opportunità Michaela Biancofiore. Nello stesso arco di tempo tre donne sono state uccise a Livorno, Ostia e Roma. Cosa c’entra tutto questo? Il femminicidio non è altro che la tappa finale di un percorso di odio sessista che può cominciare anche con una poco simpatica battuta sul colore della pelle o con un fotomontaggio irriverente sul corpo femminile. Sottovalutare questi indizi è fuorviante.

“Sono nera, non di colore”
Il neo ministro per l’Integrazione Cécile Kyenge, aveva appena varcato la soglia del suo dicastero, che già le erano piovuti addosso gli insulti razzisti dai soliti leghisti. “Questo è il governo del bonga bonga”, il commento dell’europarlamentare Mario Borghezio secondo cui “in Italia la parola negra non si può dire ma solo pensare”. Lei invece non ama nascondersi dietro vigliacchi giri di parole e, nella sua prima conferenza stampa, ieri, l’ha spiegato chiaramente: “Non sono di colore, sono nera e orgogliosa di esserlo”. Gli insulti con i quali ha dovuto subito fare i conti l’hanno ferita, ma non hanno avuto il potere di fermarla. “Il nostro non è un Paese razzista, ha una cultura dell’accoglienza ben radicata – si consola Kyenge – Ma c’è una non conoscenza dell’altro, non si capisce che la diversità è una risorsa”.

Minacce online alla Boldrini
Nemmeno il presidente della Camera Laura Boldrini si dice spaventata delle continue minacce di morte, stupro, sodomia e di tortura che la vedono protagonista sul web. Non ha voluto la scorta, ma la Procura di Roma ha deciso comunque di aprire un’inchiesta. I reati ipotizzati sono: minacce, diffamazione e violazione della privacy. Il giudice delle indagini preliminari ha affidato agli agenti della polizia postale la chiusura delle pagine internet che contengono immagini con post offensivi. Gli investigatori nel frattempo sono al lavoro per risalire agli autori dei commenti.
Pieno sostegno al presidente Boldrini dalla deputata del Pd Alessandra Moretti: “Nel momento in cui le donne assumono un protagonismo pubblico e istituzionale, la loro carriera viene spesso tratteggiata da giudizi discriminatori tesi a sminuirne il ruolo. Una visione della donna decorativa e stereotipata che diventa sul web bersaglio delle peggiori porcherie, complice l’anonimato”.

Discriminazione preventiva
Non si sono nascosti dietro l’anonimato, invece, i detrattori del neosottosegretario alle Pari Opportunità Michaela Biancofiore, scelta in quota Pdl. La sua nomina ha scatenato una tempesta nella comunità gay e lesbo. “Mi sono sentita un piccolo dalmata – il commento di Anna Paola Concia del Pd – Crudelia De Mon messa come guardiana dell’allevamento dei cuccioli”. Arcigay ha preannunciato di chiedere all’Ufficio anti discriminazioni del Ministero una procedura di infrazione nei suoi confronti per transfobia, con la richiesta di revocarle la nomina. Ma lei non si lascia scalfire dalle accuse: “Sono oggetto di una discriminazione preventiva, ingiustificata, fondata su presunte dichiarazioni malamente estrapolate – spiega Biancofiore – Non mi farà intimidire e mi occuperò delle mie deleghe in perfetta sintonia con la linea politica del ministro”.

Altro che pari opportunità
In definitiva, le pari opportunità sono un argomento di cui tutti amano riempirsi la bocca, ma in cui nessuno crede. Quando si tratta di passare dalle parole ai fatti, cominciano a piovere critiche spesso pretestuose. Ci si ferma all’apparenza e all’aspetto fisico nell’emettere un giudizio su una donna in politica. Mai su quello che effettivamente quella donna fa per la politica.