Le piccole imprese sono deluse. Il segretario della Cna, Silvestrini: basta Imu sui padiglioni. Ridurre molte agevolazioni ha l’effetto di nuove tasse

La delusione delle piccole imprese. L'intervista al segretario della Cna, Sergio Silvestrini

Le piccole imprese, gli artigiani, l’ossatura di quella che è l’economia reale si aspettavano di più dalla Manovra appena presentata dal Governo. Peccato, dice Sergio Silvestrini, segretario generale della Cna, la maggiore Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa.

Che giudizio date della Legge?
Prima di tutto attendiamo il testo definitivo. Carta canta, si diceva un tempo. Ma da quello che se ne sa non siamo particolarmente soddisfatti. Di sicuro non è tarata sulle piccole imprese.

Ma c’è stata la sterilizzazione dell’Iva.
E l’apprezziamo. Così come apprezziamo l’accelerazione degli investimenti privati, la riduzione del cuneo contributivo e, ma solo parzialmente, l’ecobonus.

Perché solo parzialmente?
Perché alcune agevolazioni sono state ridotte e perché non è stata introdotta la possibilità di trasformare le detrazioni in credito d’imposta, che le famiglie e le imprese possono cedere alle banche, come già previsto solo per gli incapienti limitatamente ai lavori di riqualificazione energetica dei condomini.

Un po’ pochino…
Purtroppo è così. Ma, quel che è peggio, dalle prime analisi emergono alcuni punti davvero critici e preoccupanti.

Quali sono?
Prima di tutto l’Imu sugli immobili strumentali, la tassa più ingiusta e controproducente oggi su piazza. Le imprese pagano per capannoni, laboratori e negozi come fossero seconde case. Risorse sottratte agli investimenti e alla creazione di posti di lavoro.

Terminano qui le delusioni?
Per nulla. Non tutti si rendono conto, forse, che il ventilato slittamento al 2018 dell’Iri comporterà per migliaia di piccole imprese una bastonata da due miliardi e 200 milioni. C’è anche il mancato alleggerimento delle bollette energetiche che penalizzano i consumatori di piccole dimensioni. Oggi, purtroppo, meno consumi e in proporzione più paghi. Poi c’è l’Irap. Ancora una volta non sono stati definiti i criteri di esenzione. Con la conseguenza che tanti artigiani e tante piccole e medie imprese continuano a pagarla pur di evitare un lungo e oneroso braccio di ferro con l’amministrazione fiscale. Non ci sta bene la riduzione del super-ammortamento dal 140 al 130 per cento. E soprattutto non ci sta bene l’ipotesi di introdurre la fatturazione elettronica obbligatoria tra privati, ennesima doccia gelata, se questa non viene accompagnata dalla simultanea cancellazione di tutti gli obblighi e gli adempimenti fiscali che gravano sulle imprese per il controllo dell’evasione.

Voto finale alla manovra?
Una sufficienza zoppicante. Molto zoppicante.