L’emergenza migranti sveglia la Merkel e Hollande. L’asse Parigi-Berlino chiede quote obbligatorie e sanzioni ai Paesi che rifiutano l’accoglienza

L'emergenza migranti sveglia la Merkel e Hollande. L'asse Parigi-Berlino chiede quote obbligatorie e sanzioni ai Paesi che rifiutano

L’Europa ci riprova. E mentre si materializza l’asse tra Italia, Francia e Germania per far fronte alla crisi dell’immigrazione, l’Ue ha elaborato l’ennesimo piano per superare il Trattato di Dublino e dare un segnale a tutti i Paesi travolti dall’ondata migratoria. Alla base del nuovo testo ci saranno la relocation obbligatoria per gli Stati membri e una revisione della cifra degli immigrati da redistribuire sul territorio che lieviterebbe da 40 a 120mila. Un piano, secondo l’Unione Europea, necessario. Parigi Roma e Berlino, infatti, indicano a chiare lettere che “l’attuale sistema d’asilo europeo in situazione di flussi eccezionali” fa acqua da tutte le parti.

I PUNTI
E nonostante le critiche dei Paesi dell’Europa centrale e dell’Est, la Commissione è decisa ad andare avanti a mettere a punto il nuovo piano per gestire l’invasione (e non per fermarla). Il nuovo piano del presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, sarà composto da due tronconi: misure d’emergenza e misure di lungo periodo. Alla base ci saranno la sospensione del Trattato di Dublino e, quindi, un meccanismo di redistribuzione permanente dei richiedenti asilo sulla base di vari indici che, oltre a tenere in considerazione l’estensione del territorio e la densità, vengono calcolati sulla base del pil e del tasso di disoccupazione. Juncker vorrebbe poi introdurre “l’obbligatorietà per tutti i paesi Ue di accogliere i profughi, con sanzioni pesantissime per quanti scegliessero di rifiutare la politica comune”. Insomma, chi non accoglie paga.

IL VERTICE
Ma Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia e Ungheria non staranno certo a guardare. Hanno già calendarizzato per oggi un vertice che servirà a mettere a punto una strategia comune che depotenzi il piano di Juncker.

I DISORDINI
Intanto, a Budapest, continua il caos. Davanti alla principale stazione ferroviaria ieri si sono stazionati centinaia di migranti per prendere un treno che li portasse in Germania. Avevano un regolare biglietto, ma non sono stati fatti avvicinare ai treni. Per qualche ora ieri mattina la situazione sembrava migliorare, con la riapertura della stazione Keleti, da cui però non sono partiti treni per ovest “per ragioni di sicurezza del trasporto ferroviario”. All’annuncio, la polizia ha lasciato lo scalo ferroviario, consentendo ai migranti di entrare. In centinaia hanno preso d’assalto un convoglio fermo e senza macchinista, nella speranza di partire alla volta di Vienna. Il treno è poi partito verso la città di Sopron (Ungheria ovest), vicino al confine con l’Austria, ma è stato fermato a Bicske, a circa 40 chilometri, dove è stato allestito un campo profughi. I poliziotti hanno provato a far scendere a tutti quelli che non avevano documenti validi e hanno cercato di farli salire su pullman predisposti. In molti si sono rifiutati di abbandonare il convoglio. Ne è scaturito così un tafferuglio con la polizia.