L’esecutivo col pallottoliere guardando al futuro

di Lapo Mazzei

Grillini pronti a tradire per fare da stampella al governo Letta due, senza vendetta. Senatori, deputati e ministri del Pdl determinati non morire berlusconiani. E poi franchi tiratori fra le fila del Pd, scalpitanti esponenti di Scelta civica disponibili ad ingrossare le fila dei democrat, con Matteo Renzi e Nichi Vendola tornati a dialogare. Sembra uno scenario da Notte della Repubblica , da Blade Runner in salsa italica, dove falchi e colombe volano alti sopra Palazzo Chigi e i due rami del Parlamento. Invece è la drammatica realtà di una fine di agosto che va proponendo un copione mai visto. Con Silvio Berlusconi deciso a vender cara la pelle e il premier Enrico Letta determinato a giocare la partita. In questo scenario, ovviamente, tiene banco il valzer dei numeri. “ Non è vero che 30 senatori 5 Stelle sarebbero pronti a sostenere un governo Letta bis”, tuona. su Facebook il deputato grillino Luigi Di Maio. A scatenare la dura reazione del pentastellato è stata un’intervista della deputata del Pd Alessandra Moretti del Pd in cui sostiene che 30 senatori del Movimento 5 Stelle siano pronti a sostenere un governo Letta/bis. “Premesso che i nostri senatori sono meno di 50 in tutto”, spiega di Maio, “ciò significa che quasi i due terzi del gruppo parlamentare al Senato sarebbe, come lei dichiara, in sofferenza, quindi pronto a passare al misto. Se fosse stato così, questi fantomatici 30, avevano la maggioranza anche per cambiare il nome al gruppo del Movimento 5 Stelle al Senato, dettarne la linea politica. Cosi’ non e’ stato”. Secondo Di Maio “la Moretti ha lanciato l’amo per conto dell’establishment. Come c’hanno provato già in passato. Faranno di tutto per non tornare a casa, di tutto. Anche salvare Berlusconi”. Già, il salvataggio del Cav. Ma c’è anche in ballo il prolungamento del governo Letta. E qui entrano in ballo i riottosi del Pdl, maldisposti ad accettare la pitonessa Daniela Santanchè come nuovo capo e guru del partito. Secondo i calcoli che circolano i frondisti azzurri sarebbero una ventina, pronti a passare sotto altre bandiere pur di evitare elezioni anticipate. Lasciando il partito garantirebbero al governo una maggioranza tale da poter governare.
Verosimile sicuramente, plausibile chissà. “Sono patetici i tentativi della Moretti, e compagnia danzante del Pd, di dividere la delegazione ministeriale del Pdl da Berlusconi” afferma Michaela Biancofiore, sottosegretario alla Pubblica amministrazione e coordinatrice di Forza Italia in Trentino, “quello che gli esponenti di un partito dei vecchi riti stantii da prima Repubblica proprio non riescono a capire è che per noi Berlusconi non è il leader politico, non è un presidente intercambiabile al primo vento di potere che cambia, non è un mezzo per alimentare il poltronificio, non è il fine per le nostre ambizioni, lui è’ una persona che noi amiamo profondamente perché a differenza di chi lo giudica senza conoscerlo, noi lo conosciamo bene”. Sarà anche vero, ma l’unico ministro Pdl ha sentito il bisogno di marcare il terreno rispetto alle voci che girano è stata Nunzia De Girolamo. Gli altri muti. Tranne Gaetano Quagliariello che, essendo cresciuto alla scuola dei Radicali di Marco Pannella, segue un percorso ondivago, simile al volo di una rondine. Nell’attesa di capire dove fare il nido.