Libero rilancia l’offensiva contro i 5 Stelle. E ricorda a Grillo quando lanciava insulti sessisti contro la Boldrini

Dopo la reazione al titolo di Libero, il giornale è ripartito al contrattacco, ricordando al Movimento 5 Stelle tutti gli insulti rivolti agli avversari.

Dopo la reazione al titolo di Libero, il giornale è ripartito al contrattacco, ricordando al Movimento 5 Stelle tutti gli insulti rivolti agli avversari. A cominciare da quello alla presidente della Camera, Laura Boldrini, quando in un post fu scelto il titolo “Cosa succederebbe se ti trovassi la Boldrini in macchina?”. Gianluca Veneziani, nell’articolo di oggi, ricorda a Grillo che linkava “un video, sotto il quale i commentatori si scatenavano, dicendosi pronti o a «trombarla» in prima persona o a «portarla in un campo rom e farla trombare con il capo villaggio»”.

L’autore del pezzo su Libero mette in lista un altro caso. “Ci si dimentica – scrive – subito delle offese date e subite quando si tratta di fare fronte comune contro uno stesso nemico: un giornale di destra. E perciò è probabile che si sia scordata degli insulti pure Maria Elena Boschi contro la quale tu, Grillo, avevi ritwittato un post non proprio sobrio secondo cui il vero lavoro dell’ allora ministra delle Riforme era battere sulla strada. «#Boschidovesei», lanciavi l’ hashtag su Twitter, dopo l’ affaire Banca Etruria. E subito rilanciavi la risposta di un tuo follower: «In tangenziale con la Pina»”. E ancora: “Gente come Rosy Bindi che nel 2012, in una poco allegra dichiarazione, definisti una sessuofobica nonché una povera sfigata che non aveva mai conosciuto i piaceri della carne”.

E quindi Veneziani spiega anche la foto di apertura scelta da Libero il giorno dopo la bufera: ” A proposito di Cav, sei stato pure capace di postare un’immagine di pessimo gusto con Mara CarfagnaRuby e Nicole Minetti che si toccavano gli attributi, in compagnia di Gad Lerner, che a sua volta si ravanava i gioielli di famiglia; un fotomontaggio del tutto gratuito rispetto al contenuto del post in cui sostenevi che in politica non serve la gavetta”.