L’Ilva puzza ancora di morte

Dalla Redazione

L’Ilva miete un’altra vittima. A Taranto è il giorno del dolore per la morte del piccolo Lorenzo Zaratta, 5 cinque anni, divenuto il simbolo della devastazione ambientale provocata dalla grande industria dell’acciaio pugliese. A soli tre mesi gli fu diagnosticato un tumore al cervello. La scomparsa di Lorenzo è stata annunciata dal padre, Mauro, tramite il suo profilo Facebook con poche, dolci e drammatiche nello stesso tempo, parole: “Cari amici volevo avvisarvi che Lorenzino ci ha fatto uno scherzetto… ha voluto diventare un angioletto..”. Proprio Mauro Zaratta è stato uno dei più forti sostenitori della protesta contro l’inquinamento dell’Ilva, partecipando alla manifestazione del 17 agosto 2012 con in mano la foto del figlioletto su un letto d’ospedale.

“Certo, nessuno è in grado di dimostrare il nesso di causalità tra il tumore di Lorenzo e i fumi dell’Ilva, ma la mia famiglia lavorava lì e i miei nonni, mia mamma sono morti di tumore – disse dal palco in quell’occcasione – Mio suocero anche era all’Ilva e mia moglie, durante la gravidanza, lavorava nel quartiere Tamburi. E tutti sappiamo che da quei camini non esce acqua di colonia, ma gas in grado di modificare il dna e provocare errori genetici come quello di mio figlio”. “Lorenzo – continuò in quell’occasione Zaratta – ha un tumore al cervello dalla nascita e ha perso la vista. Io spero che continui a vivere e sono qui perché condivido la protesta della gente. Voglio però anche dire che i bambini della città devono poter vivere serenamente e in salute: bisogna fermare questo massacro”. Dopo l’annuncio della morte del bimbo la bacheca di Zaratta è stata invasa di attestati di solidarietà nei suoi confronti e di sdegno contro il polo siderurgico e chi, negli anni, non ha mosso un dito per tutelare la salute degli abitanti di Taranto.