L’incognita del ritorno alle urne con una legge elettorale sub judice. Il giurista Di Salvatore ricorda il ricorso sul Rosatellum. A breve la Consulta potrebbe dichiararlo illegittimo

“Se dovessimo descrivere la situazione, credo che ‘irrituale’ sarebbe senz’altro quello più indicato”. L'intervista a Enzo Di Salvatore, professore di diritto costituzionale

“Se dovessimo utilizzare un aggettivo per descrivere la situazione, credo che ‘irrituale’ sarebbe senz’altro quello più indicato”. Enzo Di Salvatore, professore di diritto costituzionale all’Università di Teramo, già estensore del quesito referendario contro le trivellazioni in mare e consulente per la preparazione dei ricorsi presentati nella passata legislatura dai deputati di Alternativa libera contro il Rosatellum bis, non ha dubbi.

Il Governo Cottarelli non farà molta strada. Resta il voto anticipato?
“Nulla impedirebbe al Capo dello Stato di esperire altri tentativi. Al momento lo scioglimento delle Camere è forse la strada più probabile”.

Anche se in Parlamento una maggioranza  Lega-M5S  esiste?
“Nel momento in cui il premier incaricato, Giuseppe Conte, ha fatto un passo indietro rimettendo l’incarico, quella maggioranza nata intorno al suo nome, di fatto, non esiste più. Si tratta, quindi, di una maggioranza meramente aritmetica e potenziale, peraltro già sperimentata dal Quirinale con esito negativo”.

Tornare alle urne, però, potrebbe riproporre lo stesso scenario…
“Non è detto. A giorni il Tribunale di Firenze si pronuncerà su uno dei ricorsi contro il Rosatellum bis che ho contribuito a redigere. Se il giudice decidesse di rimettere la questione al vaglio della Corte Costituzionale e quest’ultima dovesse bocciarla potrebbe tornarsi alle urne con una legge elettorale diversa”.

Ipotizziamo che le prossime Politiche replichino il responso del 4 marzo: Lega e M5S ripropongono Savona ministro. Come se ne esce?
“Intanto, anche alla luce del ricorso pendente, non è scontato che si voti con la stessa legge elettorale e che il responso sia identico al precedente. Ma, ipotizzando il profilarsi di uno scenario analogo a quello al quale abbiamo assistito, con un possibile muro contro muro tra il Presidente della Repubblica e il premier nominato, l’eventuale dissenso potrebbe essere sciolto attraverso un conflitto di attribuzioni dinanzi alla Consulta”.

Ci spieghi meglio…
“E’ un caso inedito che non si è mai verificato. Faccio un esempio: se Conte avesse accettato di sostituire Savona e il Governo fosse partito ma, dopo qualche mese, attraverso lo strumento del rimpasto il suo nome fosse stato recuperato nella squadra dei ministri, dinanzi all’obiezione del Colle il presidente del Consiglio, a questo punto nel pieno esercizio delle proprie funzioni, avrebbe potuto sollevare il conflitto di attribuzioni dinanzi alla Consulta contro la lamentata interferenza del Quirinale. Sarebbe illogico ritenere che questa possibilità gli sia preclusa a monte quando ancora il Governo non avesse la fiducia delle Camere. Anche il premier nominato rappresenta, del resto, un organo costituzionale sia pur transitorio”.

Col veto su Savona, il Presidente ha travalicato il suo ruolo?
“Il Presidente della Repubblica non può porre veti collegati all’indirizzo politico riservato in via esclusiva a Parlamento e Governo. In questo caso le motivazioni addotte si pongono al limite tra l’indirizzo politico e quello politico-costituzionale proprio del Presidente”.

Quindi la richiesta di impeachment è fondata o no?
“No. Primo perché nel momento in cui il presidente del Consiglio rimette spontaneamente il mandato senza opporsi, come ha fatto Conte, la questione è superata. Secondo perché in ogni caso non si ravvedono gli estremi dei due reati ipotizzati dalla Costituzione, vale a dire alto tradimento e attentato alla Costituzione”.