L’incubo di Gaza non conosce fine

Dalla Redazione

I raid israeliani a Gaza non si fermano e colpiscono anche le abitazioni civili. Dieci persone sono morte, metà della quali sarebbero donne e bambini, e una quarantina sono rimaste ferite nel bombardamento di un grattacielo nella città della Striscia. Israele ha respinto la richiesta di una tregua umanitaria avanzata dall’Onu.

NETANYAHU ALZA IL TIRO SU GAZA. MISSILI PURE NELL’OSPEDALE

Di Marcello Di Napoli

L’attacco di terra è nel pieno, i tank sparano direttamente su Gaza. Ieri è stato un ospedale ad essere stato colpito da un razzo israeliano causando la morte di 4 persone. Tra le ultime vittime dei raid anche 9 palestinesi, tra cui 7 bambini, morti a Rafah, nel sud della Striscia. E proprio lo sterminio di bambini sta diventando il vero simbolo della guerra tra israeliani e palestinesi. Altri 17 ne sono morti domenica, nella giornata di guerra più sanguinosa dall’inizio dell’offensiva israeliana che alcuni hanno paragonato a Shabra e Shatila, il massacro di palestinesi e sciiti in Libano per mano delle falangi cristiane nel 1982. Sajaya, un intero quartiere di Gaza City, è stato raso al suolo. Il bilancio delle vittime è stato catastrofico: oltre 120. Intanto l’esercito israeliano ha comunicato che le sue truppe hanno ucciso almeno 10 palestinesi che, attraverso un tunnel, si erano infiltrati dalla Striscia di Gaza dentro il settore meridionale di Israele, in un kibbutz di frontiera. Secondo la ricostruzione i caccia israeliani hanno colpito un gruppo, mentre sugli altri hanno aperto il fuoco i soldati schierati lungo la frontiera.

Le sirene d’allarme
Intanto a Tel Aviv risuonano le sirene d’allarme. Ci sono state quattro forti esplosioni, probabilmente dovute all’intercettamento dei razzi sparati da Gaza da parte del sistema di difesa aerea israeliano Iron Dome. Il lancio è stato poi rivendicato da Hamas che ha detto di aver lanciato quattro razzi a lunga gittata.
Le città arabe di Israele, però, si ribellano contro l’operazione dell’esercito a Gaza. Scatta così lo sciopero. All’iniziativa, indetta dall’Alto Comitato di controllo arabo, ha aderito un largo numero di residenti arabi di città come Umm al Fahm e Sakhnin, e altre piccole comunità. Oltre lo sciopero, il Comitato ha anche indetto una manifestazione nel centro di Nazareth.
Intanto il numero totale dei morti a Gaza dall’inizio della operazione israeliana “Margine Protettivo” è di oltre 500 morti oltre 3.130 feriti dall’inizio delle operazioni. È un escalation di violenza infinita.

La frattura
Anche all’interno di Hamas ci sono conflitti, come quella tra il braccio armato e quello politico, il cui potere è sempre più insediato da gruppi salafiti e jidahisti. Infatti mentre Hamas aveva richiesto ad Israele un cessate il fuoco di due ore per ragioni umanitarie, e lo Stato ebraico ha accettato, dopo poco le Brigate Ezzedin al-Qassam hanno ricominciato a sparare e la tregua è saltata.

Mobilitazione internazionale
Su richiesta della Giordania si sono riuniti a New York i 15 rappresentanti dei paesi membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che dopo due ore di discussione ha espresso la sua “grave preoccupazione davanti al numero crescente delle vittime” del conflitto a Gaza, reiterando il suo appello per una “fine immediata delle ostilità”. I 15 chiedono un “ritorno all’accordo di cessate il fuoco del novembre 2012” tra Israele e Hamas. Anche il presidente americano Obama ha telefonato al premier israeliano per chiedere un “immediato cessate il fuoco”. Sulla stessa lunghezza d’onda Ban Ki Moon, segretario generale delle Nazioni unite, che ha sottolineato come “troppi innocenti stanno morendo”.

Solidarietà italiana
Anche l’Italia insiste perché si fermi la violenza: “Stiamo insistendo perché si arrivi a un cessate il fuoco almeno umanitario nelle prossime ore”, ha detto il ministro degli Esteri Federica Mogherini alla Farnesina. “C’è una proposta sul tavolo che prevede il cessate il fuoco immediato e l’apertura contestuale di negoziati, con elementi di immediata risposta alla crisi umanitaria, e la comunità tutta deve spingere in questa direzione”, ha aggiunto.

GLI ARABI D’ISRAELE IN PIAZZA PER FERMARE LE BOMBE

Di Nicola Tarantino

Le città arabe di Israele si ribellano contro l’operazione dell’esercito di Netanyahu a Gaza. Scatta lo sciopero. All’iniziativa, indetta dall’Alto Comitato di controllo arabo, ha aderito un largo numero di residenti arabi di città come Umm al Fahm e Sakhnin, e altre piccole comunità. Il Comitato ha spiegato che le immagini in arrivo da Gaza, in particolare quelle da Sajaya, un intero quartiere di Gaza city che è stato completamente distrutto domenica, hanno scosso la popolazione araba-israeliana che non poteva restare indifferente. Negozi chiusi e attività sospese a Nazareth, Umm al Fahm e Sakhnin, e in altre piccole comunità arabe.

Le proteste
Ma anche in Cisgiordania sono state segnalate numerose proteste per lo stesso motivo e il segretario generale dell’Olp Abed Rabbo, in una conferenza stampa a Ramallah, ha invitato “i palestinesi in Palestina e all’estero a far sentire pacificamente la loro voce per mettere fine al massacro israeliano a Gaza” Nel centro di Nazareth nel pomeriggio si è svolta anche una manifestazione indetta dallo stesso Comitato: secondo la polizia sono state arrestate dieci persone nel momento in cui ci sono stati incidenti con le forze dell’ordine verso le quali sono state tirate pietre. A fronte delle manifestazioni il ministro degli Esteri Avigdor Lieberman in un post su Facebook, citato dai media, ha invitato “a non comprare più nei negozi e nelle attività di quelli nel settore arabo che hanno partecipato allo sciopero generale dichiarato dal Comitato come segno di empatia per i residenti a Gaza e contro l’operazione “Margine protettivo”. Un commento definito “razzista” sia da esponenti del partito arabo Balad sia da quello di sinistra del Meretz. Oltre allo sciopero, il comitato ha indetto un giorno di lutto e una processione a Nazareth. Intanto il segretario generale delle Nazioni unite, Ban ki-Moon, è arrivato al Cairo per ottenere una tregua per la Striscia di Gaza e ha ribadito che “le violenze devono cessare subito”. Ha poi incontrato il capo della diplomazia egiziana, Sameh Choukri, e il segretario di Stato americano John Kerry.