L’inferno delle carceri. In cella si muore: ogni mese 4 detenuti si suicidano

L’ultimo rapporto di Antigone dipinge un quadro dalle tinte fosche, a cominciare dal tasso di sovraffollamento arrivato ormai al 115%

Se è vero che il livello di civiltà di una società si vede dal rispetto dei diritti negli isitituti penitenziari, l’Italia continua a non brillare da questo punto di vista. Dalle celle senza doccia alle ristrutturazioni infinite fino agli istituti in cui i corsi di formazione sono una chimera. L’ultimo rapporto di Antigone dipinge un quadro dalle tinte fosche, a cominciare dal tasso di sovraffollamento arrivato ormai al 115%: i detenuti, infatti,  aumentano (6mila in più di due anni fa) mentre i reati diminuiscono. Senza dimenticare l’allarmante dato sulla recidiva:  quasi il 40% di coloro che sono usciti dieci anni fa, sono finiti di nuovo in carcere, segno che le pratiche di reinserimento sono nettamente fallaci. Ma l’indagine dell’associazione che si occupa della tutela dei diritti dei detenuti, è inquietante soprattutto per quanto riguarda il tasso di suicidi tra le sbarre: 52 quelli del 2017 (sette in più rispetto al 2016), 11 nei primi tre mesi del 2018. Ma non è finita qui. In dieci istituti tra quelli visitati, Antigone ha trovato celle in cui i detenuti non avevano a disposizione tre metri quadrati calpestabili, in cinquanta c’erano celle senza doccia e in quattro in cui il wc non era in un ambiente separato dal resto della cella. Nelle 86 carceri visitate in media esiste un educatore ogni 76 detenuti e un agente ogni 1,7 detenuti. Nel 43% dei penitenziari al momento della visita non c’erano corsi di formazione professionale attivi e in uno su 3 non c’erano spazi per le lavorazioni. Solo un detenuto su 5 va a scuola in carcere.