L’invasione felice della street art. Da goffo recupero delle periferie a moda urbana. Il colore contemporaneo conquista Roma e Milano

Muri come fogli, tele, cornici di un’opera d’arte alla mercé di quanti vi passeranno davanti. La street art ha conquistato anche l'Italia

Muri come fogli, tele, cornici di un’opera d’arte alla mercé di quanti vi passeranno davanti. La street art che ormai conquista molte delle grandi periferie, anche in Italia alimenta due fronti molto sicuri dei loro argomenti: chi ne parla come di un goffo tentativo per nascondere il cemento e chi invece di colore che riesce a profumare di poesia persino i luoghi più degradati. Come l’impressionismo che fece scandalo per la sua “banalità” rispetto all’arte “vera” del tempo, così la street art fa inevitabilmente i conti con una tradizione che fatica ad aprirsi al mutare delle modalità di espressione dell’artista. Un’evoluzione del gusto che non poteva sfuggire a un mondo delle aziende e della moda sempre in cerca di stimoli e linguaggi nuovi.

Nei giorni scorsi è arrivato perciò Just Cavalli, regalando a Milano la “notte della street art”, un evento durante il quale sei artisti di strada si sono “sfidati” a colpi di colore per ridisegnare il logo della maison fiorentina, lasciando poi il verdetto al giudizio del pubblico di Instagram. A Roma, invece questo stesso genere di arte scende addirittura sotto le strade, per portare in superfice una nuova percezione della metro di San Giovanni. Qui Tina Loiodice, artista attiva nel Lazio e non solo, ha convinto l’Atac (l’azienda capitolina del trasporto pubblico) a riempire di messaggi e colori i pannelli nell’area di cantiere della linea C della metropolitana. Matrix Divina viene dopo la realizzazione di un’altra opera, quella di uno sguardo di tigre che abbraccia la stazione e chi la vive: “Lo sguardo nasce dopo aver letto un testo dell’antropologo francese Augè che parlava dei “non luoghi” tipici della nostra società: metro, aeroporti, centri commerciali… Luoghi dove molti individui transitano senza mai entrare in relazione tra loro”, spiega l’artista. “Lo sguardo della mia tigre provoca migliaia di viaggiatori auspicando incroci di sguardi capaci di dar vita a nuovi incontri, all’inizio di nuove storie tra uomini, donne, bambini”. Come le storie che gli street artists raccontano su un muro, per far viaggiare anche solo con la mente chi incrocia colori, disegni, parole. Perché – ci tiene a rimarcare l’artista – la street art “è un dono alla comunità, oltre che una sfida con i propri limiti”.