Lo Stato arresta i poliziotti. Bloccati i nuovi concorsi. Bufera sulle due selezioni per gli agenti. Per i giudici non servono e costano troppo

PUBBLICATO GIOVEDì 24 OTTOBRE 2013

di Carmine Gazzanni

Gli ultimi dati parlano chiaro: a fronte di una pianta organica che ne prevedrebbe 20mila, si registra nella Polizia di Stato un vuoto di organico nel ruolo di sovrintendenti pari a 7.597 unità. Bene ha fatto allora il Viminale a bandire due concorsi per il 2013 per i ruoli scoperti di vice sovrintendenti. Come prassi vuole, prima che Angelino Alfano vidimasse il documento concorsuale, era necessario ottenere il placet dal Consiglio di Stato. Placet che, però, non è arrivato. Nel dispositivo del 25 luglio, infatti, si legge, a conclusione di una dettagliata disamina, che “la Sezione sospende l’espressione del definitivo parere, in attesa che l’Amministrazione faccia pervenire nuovo schema di decreto”. Cos’è successo? Perché il Consiglio ha bloccato tutto e obbligato il Viminale a rivedere in toto i due bandi concorsuali? Della questione, piuttosto intricata, si è occupata la parlamentare a Cinque Stelle Dalila Nesci in un’interrogazione parlamentare. Sono diverse infatti le cose che non tornano. Perché – si chiede la grillina – indire due maxiconcorsi se attualmente gli idonei, frutto dei precedenti concorsi, sarebbero bastati (e avanzati) a ricoprire i posti vacanti? “Ad oggi – denuncia la Nesci – vi è la disponibilità di 9.909 idonei non ammessi inseriti in graduatorie ancora valide”. 9.909 idonei, dunque, per 7.597 posti.

La spesa
La cosa non è affatto di poco conto dato che, nonostante il periodo di crisi, l’apertura dei due nuovi bandi potrebbe significare spese colossali per le casse pubbliche. Secondo quanto denunciato dalla deputata, infatti, si stima che il loro costo complessivo – mai smentito dal Viminale – sia di circa 24 milioni di euro. Una cifra esorbitante che, peraltro, va esattamente nella direzione opposta a quanto stabilito dal dl 227 approvato nella scorsa legislatura. L’articolo 2 è chiaro: “il Ministero dell’Interno è autorizzato, per l’anno 2013, ad attivare procedure e modalità concorsuali semplificate per l’accesso alla qualifica di vice sovrintendente […] senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”.
Ma c’è anche altro: mentre infatti il dl fissa il termine entro il 2013, le graduatorie delle due gare sarebbero note soltanto tra anni. Come denunciato dal comitato “Tutti sovrintendenti”, sono serviti 7 mesi per valutare i titoli di 1.400 persone, in merito ai due precedenti concorsi. Considerando che ci sono circa 50 mila potenziali partecipanti, l’operazione potrebbe arrivare a durare non meno di cinque anni.
Tempi decisamente dilatati e costi altissimi, insomma. Esattamente quanto vieta il decreto del governo Monti. Basterebbe questo, dunque, a capire perché il Consiglio di Stato abbia sospeso i due bandi. Al Collegio, infatti, sembra che il sistema, “anziché realizzare ‘la massima semplificazione e rapidità’, introduca invece un meccanismo di rilevante complessità organizzativa destinato a determinare una dilatazione dei tempi di completamento […] con considerevole ampliamento dei tempi e dei costi per la definizione delle procedure”.

Angelino insiste
Eppure pare che Alfano non voglia fare a meno dei due concorsi. Nella risposta del viceministro Bubbico all’interrogazione della Nesci, infatti, si parla della necessità di rispettare l’annualità delle procedure concorsuali perché, altrimenti, “l’opzione dello scorrimento delle graduatorie provocherebbe un grave vulnus alle legittime aspettative di progressione in carriera del personale della Polizia di Stato”. Peccato però che non è affatto corto l’elenco di decreti approvati negli anni che dispongono, tra le altre cose, il blocco del turn-over anche per la Polizia di Stato. Probabilmente al Viminale lo hanno dimenticato. I due maxi concorsi, con tutto quello che si porteranno dietro, stanno arrivando. Con buona pace degli idonei. Dei tempi. E delle casse pubbliche.