L’onda delle firme false fa cadere le 5 Stelle. Lo scandalo arriva a Bologna, indagato Piazza il vicepresidente del Consiglio comunale

Lo scandalo delle firme false sta dilagando nel Movimento 5 Stelle. Dopo il caso di Palermo, infatti, anche a Bologna la situazione sta esplodendo.

Lo scandalo delle firme false sta dilagando nel Movimento 5 Stelle. Dopo il caso di Palermo, infatti, anche a Bologna la situazione sta esplodendo con l’iscrizione di quattro persone nel registro degli indagati. Tra loro c’è anche Marco Piazza, attuale vicepresidente del consiglio comunale di Bologna. Il pm contesta il fatto che le firme non sono state  apposte in loro presenza oppure senza il rispetto del requisito di territorialità o in mancanza della qualità del pubblico ufficiale. Le firme sono quelle depositate per le regionali del 2014.

L’inchiesta è scattata in seguito alla denuncia di due ex attivisti pentastellati, Paolo Pasquino e Stefano Adani, che avevano ravvisato presunte irregolarità durante la raccolta delle firme. Da allora i carabinieri hanno iniziato a fare i rilievi chiedendo alle persone di riconoscere la propria firma e di confermare se il certificatore fosse davvero presente. Addirittura viene sollevato il sospetto che siano state raccolte anche alla manifestazione nazionale di Roma, al Circo Massimo. L’inchiesta coinvolge direttamente anche Stefano Negroni dipendente comunale e simpatizzante grillino. Indagati anche altri due militanti:  Tania Fioroni e Giuseppina Maracino, rei di aver partecipato ai banchetti di raccolta firme.

Piazza è coinvolto nell’inchiesta in quanto certificatore, Negroni avrebbe avuto il ruolo di autenticatore delle firme, le due militanti si sarebbero prestate ad un’operazione irregolare. Una trentina i casi che sarebbero stati già individuati grazie a quattro testimonianze. Le firme sarebbero state raccolte anche fuori dalla Regione; la denuncia parla di sottoscrizioni raccolte anche al Circo Massimo a Roma. Nei mesi scorsi i carabinieri, su mandato della procura, hanno interrogato centinaia di persone come informate sui fatti. A ognuno di essi, era stato chiesto di riconoscere la propria firma, la circostanza in cui era stata posta e le presenza o meno, degli appositi delegati di lista.

Il dipendente comunale Negroni si è difeso pubblicamente dalle accuse: “Firme  raccolte in totale correttezza e alla luce del sole. Di certo non ci sono firme false. Ho scoperto che sono tra gli indagati perché ero uno degli autenticatori – afferma Negroni – e ci tengo a sottolineare che ero anche colui che ha presentato in tribunale le liste, quindi avevo tutte le firme in mano. Il nostro modo di raccogliere è sempre stato collegiale, dunque tutti ci hanno messo le mani e un errore ci può stare nel modo che abbiamo noi di lavorare, che è condiviso” Di certo, però, tutto è stato fatto alla luce del sole e in questi giorni,  ci sono “una serie di elementi curiosi che stanno venendo fuori”.