Macerata da film dell’orrore. Trovato corpo di una donna fatto a pezzi e chiuso in due valigie: è della 18enne scomparsa nei giorni scorsi

Macerata da film dell'orrore. Trovato corpo di una donna fatto a pezzi e chiuso in due valigie: non ci sarebbero tracce di sangue. Pamela Mastropietro

Un evergreen nei film horror. Si fa fatica a pensare possa accadere anche nella realtà. E invece ieri, nelle campagne di Pollenza, in provincia di Macerata, sono state recuperate due valigie, grazie alla segnalazione di un passante, che le aveva scorte in via dell’Industria, non lontano dal cancello di una villetta. All’interno la più tragica delle scene immaginabili: il corpo di una donna fatto a pezzi. La persona, d’altronde, aveva intuito che quei bagagli non fossero stati abbandonati lì per caso. Credeva che dentro vi fosse una qualche refurtiva, forse della droga. Il suo intuito non l’aveva spinta a immaginare quanto macabro si sarebbe rivelato quel contenuto una volta aperto dai carabinieri, una volta giunti sul posto: il corpo di quella che al momento appare essere stata una giovane donna.

Immediatamente sono partite le indagini che hanno portato al nome della ragazza: si tratta di Pamela Mastropietro, la 18enne allontanatasi volontariamente il 29 gennaio dalla comunità di recupero “Pars” di Corridonia, di cui era ospite. Questa è la conclusione a cui sono giunti i carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Macerata, dopo la prima ispezione del medico legale intervenuto e in base alle iniziali risultanze info-investigative. Della ragazza aveva parlato pure la trasmissione Tv Chi l’ha visto?. La donna è stata trovata senza indumenti, con le membra perfettamente pulite, senza tracce di sangue.

I precedenti – Il cadavere nella valigia è una modalità di occultamento che più volte ha fatto irruzione nelle più recenti cronache criminali. Lo scorso dicembre si è riusciti a dare un’identità allo scheletro di donna ritrovato rannicchiato nella valigia a novembre nel vercellese: Franca Musso, 54 anni, residente a Tronzano. E proprio lo scorso novembre, la 48enne Gulnara Laktionova aveva patteggiato una pena di 14 mesi per aver gettato nel mare di Rimini un trolley contenente il fragile corpo senza vita di sua figlia, Katerina Laktionova, 27anni, uccisa dall’anoressia. E ancora: il ventenne cinese Hu Cogliang, detto “Leo”, assassinato nella casa in cui viveva a Modena, vittima del raid punitivo di una banda composta da cinque minorenni. “Leo” è stato ucciso perché nel cellulare conservava foto scattate uno dei suoi carnefici in circostanze “equivoche”. Da lì la decisione di ucciderlo e nascondere il corpo in valigia.